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L'uovo O La Gallina?


Satori

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Mi ci si poteva tagliare a fette, per come mi ha lasciato.

Cinque numeri del lotto? Un utente del forum una volta mi ha raccontato che suo figlio molto piccolo gli ha dato i numeri vincenti dopo aver intuito che c'erano dei problemi economici in famiglia. Lui era meravigliato, io no.

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Cinque numeri del lotto? Un utente del forum una volta mi ha raccontato che suo figlio molto piccolo gli ha dato i numeri vincenti dopo aver intuito che c'erano dei problemi economici in famiglia. Lui era meravigliato, io no.

Che i bambini abbiano una sensibilità a certe cose superiore a quella degli adulti è "noto". Ho letto e sentito ad esempio che quando un bambino parla col suo amico immaginario, che questo non sia poi così immaginario, che la sensibilità dei bimbi gli permette di vedere "cose" e che da piccoli i bimbi riescono (oltre a riconoscere l'odore della madre) a vedere l'aura delle persone che li circondano, e questo spiegherebbe perchè con alcune persone piangono "a pelle".

Ma credo che per parlare di questo ci sia attualmente una discussione aperta.

Benedizioni

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Chiedi a tuo figlio se bazzica i forum d'azzardo e se il suo nick comincia per Sat..

sicuramente non bazzica i forum ,mi sono chiesto ancora per caso avesse letto, ma tutto è accaduto in pochi minuti e lui stava facendo i compiti e non è venuto in questa stanza, non poteva aver letto nulla.

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Cinque numeri del lotto? Un utente del forum una volta mi ha raccontato che suo figlio molto piccolo gli ha dato i numeri vincenti dopo aver intuito che c'erano dei problemi economici in famiglia. Lui era meravigliato, io no.

Che i bambini abbiano una sensibilità a certe cose superiore a quella degli adulti è "noto". Ho letto e sentito ad esempio che quando un bambino parla col suo amico immaginario, che questo non sia poi così immaginario, che la sensibilità dei bimbi gli permette di vedere "cose" e che da piccoli i bimbi riescono (oltre a riconoscere l'odore della madre) a vedere l'aura delle persone che li circondano, e questo spiegherebbe perchè con alcune persone piangono "a pelle".

Ma credo che per parlare di questo ci sia attualmente una discussione aperta.

Benedizioni

Non penso sia questione di sensibilità, l'esempio del quadro fatto da Satori, che deve essere visto dalla distanza corretta per carpirne alcuni aspetti, è eloquente.

Probabilmente il quesito andava visto depurato da alcuni aspetti che automaticamente gli adulti gli attribuiscono e li fanno entrare in un circolo senza fine.

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Cinque numeri del lotto? Un utente del forum una volta mi ha raccontato che suo figlio molto piccolo gli ha dato i numeri vincenti dopo aver intuito che c'erano dei problemi economici in famiglia. Lui era meravigliato, io no.

Che i bambini abbiano una sensibilità a certe cose superiore a quella degli adulti è "noto". Ho letto e sentito ad esempio che quando un bambino parla col suo amico immaginario, che questo non sia poi così immaginario, che la sensibilità dei bimbi gli permette di vedere "cose" e che da piccoli i bimbi riescono (oltre a riconoscere l'odore della madre) a vedere l'aura delle persone che li circondano, e questo spiegherebbe perchè con alcune persone piangono "a pelle".

Ma credo che per parlare di questo ci sia attualmente una discussione aperta.

Benedizioni

Non penso sia questione di sensibilità, l'esempio del quadro fatto da Satori, che deve essere visto dalla distanza corretta per carpirne alcuni aspetti, è eloquente.

Probabilmente il quesito andava visto depurato da alcuni aspetti che automaticamente gli adulti gli attribuiscono e li fanno entrare in un circolo senza fine.

Si conferma che il Regno Dei Cieli appartiene ai bambini.

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Mitico!!

era cosi semplice e cosi logico, e per millenni tutti a cadere nel tranello della circolarità e nessuno a pensare a chi covava questo uovo per diventare gallina, se non ci fosse stata la prima gallina, prima. Non esisterebbe nè uno nè l'altro.

Non vedo l'ora di rispondere al primo che mi porrà questo quesito con la solita aria misteriosa. Tiè :ok:

Attento a non farti fuorviare da eventuali trucchi dialettici di un interlocutore esperto, che potrebbero essere quelli di riportati alla circolarità. Tuo figlio ha dato la spiegazione flash, che è certamente corretta, ma non argomentata, e un buon dialettico potrebbe provarci… Memorizza l’algoritmo, che è semplicissimo.

Questa millenaria storia della gallina e dell’uovo (risolta su un forum dedicato ai casinò, e quasi in contemporanea da un bambino) è la prova provata che molti problemi trovano soluzione riconsiderandoli da zero; ossia, partendo dall’ignoto, esattamente coma ha fatto il figlio di Dstrange. La mente è fagocitata dal noto per due ragioni. La prima è la pigrizia e l’incapacità di concentrazione: la seconda è la paura.

Adesso propongo un’altra sfida (non a voi, amici del forum; ma, appunto, alla pigrizia mentale e alla paura).

E’ ben noto il fenomeno della cosiddetta contrazione del tempo col procedere dell’età. E’ un fatto psicologico intrinseco al funzionamento della mente, tanto che ha un carattere generalissimo.

Ecco la questione: perché accade che l’infanzia venga percepita come un periodo di tempo interminabile; ed ancora l’adolescenza pare quasi senza fine; mentre già le cose si complicano con la giovinezza, dove il tempo comincia ad accelerare; e poi ancora nella maturità; per non dire della vecchiaia, dove il tempo brucia la sua stessa durata?

Bene, perché accade questo? Salvo che, a mia insaputa, non sia stata trovata la risposta di recente (o che magari qualcuno l’abbia trovata in passato, senza divulgarla), non si è finora stati capaci di trovare una vera soluzione. Le risposte che sono stare date fanno capo a “teorie” più che opinabili. Eppure, la soluzione è semplice! Stavolta, non credo che un bambino possa risolverla, perché questo caso e diverso da quello della gallina e dell’uovo; per venirne a capo necessita una buona capacità di astrazione, e una maturità psicologica che un bambino non può avere.

Se credete, pensateci e proponete soluzioni. Come ho scritto in un'altra discussione, sto per sospendere i miei interventi; quindi, se nel mentre non dovessi dipartire, se ne riparlerà alla prossima

p.s.

In questi giorni, non ho potuto fare a meno di riflettere sulle questione del mutamento. Che, in sintesi, è questa: come può una cosa trasformasi in un’altra cosa? Anni fa ci avevo tirato giù degli appunti; miracolosamente, li ho ritrovati. La maggior parte non è altro che una elaborazione di percorsi già noti; salvo alcuni punti, che mi hanno delle idee… Vediamo se trovo il tempo di dedicarmici.

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Se la cultura condivisa afferma che la vita media è di 80-90 anni le cellule del corpo se ne convincono e si fissano su quel dato.

Quando il termine si avvicina scatta la paura da conto alla rovescia.

Senza entrare nel merito di quanto hai asserito, con uno scettico potresti discuterne per eoni, senza arrivare a capo di nulla.Un'opinone non è una dimostrazione La soluzione vera, inconfutabile e definitiva, non si presta a obiezioni; e ha la stessa ineluttabilità logica dell’argomento della gallina e dell’uovo. Un'opinone non è una dimostrazione.

p.s.

Comunque, in quello che hai detto ci potrebbe essere qualcosa di vero, almeno per certi casi; ma una prova deve reggere il confronto con la totalità dei casi. Ci sono persone che non hanno alcun a paura della morte, eppure, il fenomeno della contrazione del tempo si manifesta anche in loro.

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io l'ho sempre vista così: man mano che invecchiamo il tempo ci sembra contrarsi perchè diminuisce il suo peso relativo rispetto alla totalità della nostra vita già trascorsa.

esempio:

- quando ho 10 anni 1 anno di vita equivale a un decimo della mia vita, quindi sembra tanto

- quando ho 50 anni 1 anno di vita equivale a un cinquantesmo di quello che ho vissuto, quindi sembra poco

altro esempio:

- l'anno di seconda elementare mi sembra lungo, perchè ho come riferimento solo il primo anno di scuola elementare e il secondo anno mi raddoppia il tempo trascorso a studiare

- l'ultimo anno di liceo è solo un ennesimo anno di studio, ormai nulla in confronto a tutti quelli che ho fatto

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Non tralascerei la zona di comfort. Col passare del tempo si stratificano le abitudini e i comportamenti ripetitivi. Si riduce il "territorio" e quindi cio che è nuovo, per l'ossessione di difenderlo. E questo atteggiamento mentale/egoico porta alla noia e lentamente al senso di morte dello spirito, spirito che invece per sua natura è come un bambino che si nutre di entusiasmi verso ciò che è nuovo e non conosce.

Modificato: da bmare
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io l'ho sempre vista così: man mano che invecchiamo il tempo ci sembra contrarsi perchè diminuisce il suo peso relativo rispetto alla totalità della nostra vita già trascorsa.

esempio:

- quando ho 10 anni 1 anno di vita equivale a un decimo della mia vita, quindi sembra tanto

- quando ho 50 anni 1 anno di vita equivale a un cinquantesmo di quello che ho vissuto, quindi sembra poco

altro esempio:

- l'anno di seconda elementare mi sembra lungo, perchè ho come riferimento solo il primo anno di scuola elementare e il secondo anno mi raddoppia il tempo trascorso a studiare

- l'ultimo anno di liceo è solo un ennesimo anno di studio, ormai nulla in confronto a tutti quelli che ho fatto

Complimenti! Ho fatto questa domanda a molte persone, tra cui psicologi dell'età evolutiva, e tutti a tirar su iperteorie. La tua risposta, onalim, coglie in nocciolo della questione. Sei la prima persona che mi dà la risposta esatta. Se ci pensi, questa semplice verità ha delle importanti conseguenze.

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penso che la percezione del tempo sia inversamente proporzionale all'esperienza.

Maggiore è l'esperienza minore è la quantità di tempo che percepiamo sia trascorso.

Infatti penso che succede a tutti che quando si trascorre una settimana di vacanza, al rientro a casa sembra sia passato un mese , questo perchè durante quella settimana si è stato in un posto di cui non si ha esperienza. Stando a casa quella settimana sarebbe passata in un lampo.

Provate a immaginare per estremo, che per la prossima settimana sarete costretti a passarla in alaska al freddo a dormire in tenda e nei sacchi a pelo e mangiare cibi in scatola, penso che quella settimana verrà percepita come un anno. Questo perche non si ha la minina esperienza di vita in quelle condizioni.

Credo che avviene la stessa cosa in scala maggiore, durante l'infanzia e l'adolescenza si ha poca esperienza e questo lo percepiamo come un periodo lungo.

Certamente ci saranno anche altri fattori che influenzano la percezione del tempo.

Modificato: da Dstrange
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Ma non dovrebbe capitare l'opposto?

una sta a casa, si annoia e il tempo non passa mai

una va ai Caraibi, neanche è arrivato che già deve ripartire.

Durante la vecchiaia ci si annoia in casa di riposo perciò il tempo dovrebbe rallentare.

A ciò si aggiunge il dato che nella terza età le ore di veglia aumentano...

Modificato: da tonino
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Eppure tanti pensionati le cui giornate sono identiche una all'altra non mancano mai di dire "come passa il tempo è appena passata l'estate ed è già Natale".

Penso che la noia ha più a che fare con la depressione che con la percezione del tempo, e la depressione è una malattia e in effettii quando si è malati il tempo non passa mai. Non è detto che se uno fa sempre le stesse cose si annoia, anzi molte persone

vivono piacevolmente la routine di tutti i giorni.

Per quanto mi riguarda una settimana di vacanza anche se è certamente una cosa più piacevole della routine, la percepisco come un periodo più lungo. Ma forse è una cosa soggettiva.

Modificato: da Dstrange
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Ma forse è una cosa soggettiva.

Credo dipenda dal tipo di esperienze e dalle sensazioni e dalle emozioni che suscitano.

Una brutta vacanza sarà infinitamente lunga, una bella rapidissima.

Una cosa simile avviene anche con i ricordi, quelli traumatici vengono seppelliti nell'inconscio, ma il pensiero associativo veicolato dalle sensazioni ci trasmette le emozioni costantemente. Solo riportandoli a galla e sciogliendoli si può evitare di essere in preda del corpo emozionale allo sbando.

Per quello le donne vivono di più. Si sfogano, fanno autoanalisi e sciolgono i traumi meglio degli egoici maschietti.

Modificato: da bmare
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Comunque a prescindere dalla soggettività, quello che voglio dire è che la percezione del tempo , secondo me, dipende
da quanta esperienza abbiamo in un determinato momento per quello che stiamo facendo e che stiamo per fare.
Se ci sono incognite davanti a noi , se non conosciamo la conseguenza di un azione cioè se non abbiamo esperienza
il tempo trascorso viene vissuto con più emozioni e per questo che ci sembra più lungo.

Durante l'infanzia e l'adolescenza si è quasi perennemente in questa condizione per questo quei periodi
ci sembrano essere stati lunghi, e tra l'altro si ricordano anche di più,
poi man mano che cresci le azioni vengono ripetute ,consolidate fino alla maturità quando
praticamente qualunque cosa fai sicuramente l'hai già fatta hai esperienza e meno emotività.

Per fare un altro esempio in scala minore, se si viene arrestati e trattenuti in cella ingiustamente , per un equivoco,
ti trovi improvvisamente in una situaziene nuova non sai se verrai rilasciato e quando , non hai nessuna esperienza.
In una situazione del genere un minuto durera un ora, minimo

Io all'analisi di onalim anzicche fare il rapporto tra unità di tempo e tempo totale farei il rapporto tra unita di tempo
e l'esperienza relativa, solo che questa non è misurabile ,essendo una mia invenzione di adesso. :)

Però spiegherebbe perchè nel mio ultimo esempio il tempo verrebbe percepito come prossimo a infinito,
perche l'esperienza è prossima allo zero.

Quidi la formula è TP= t/Er (che gli sono ad a A.Einstain) TP = tempo percepito t= unita di tempo Er= esperienza relativa

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"Comunque a prescindere dalla soggettività, quello che voglio dire è che la percezione del tempo , secondo me, dipende
da quanta esperienza abbiamo in un determinato momento per quello che stiamo facendo e che stiamo per fare
".

Dstrange ha più ragione di quanto le sue parole espirimono; soprattutto perché la nozione di soggetività del tempo è insita nella stessa definizone di percezione, che è soggettiva nella sua essenza. Se ci pensate, una percezione oggettiva è impensabile. Della percezione si possono studiare taluni correlati neurologici, che certamente sono dati pubblici e oggettivi; ma nessuna somma di cartelle analitiche di succhi gastrici, ad esempio, mi renderà ciò che si prova ad aver fame. E' l'abisso che separa la soggettività dall'oggettività.

Anche alcuni altri spunti del suo post sarebbero degni di approfondimento.

Ad esempio, la sua intuizione tra l'assoluto presente e... e... Qui Dstrange, però commette un errore, confondendo la perennità, con l'eternità. La prima è una estensione indefinibile del tempo; la seconda è l'annichilamento del tempo nel presente, che è eterno, ossia senza tempo.

Qualcuno ha mai veramente contemplato la propria morte? Il punto 0 dell'esperienza, il vuoto senza pensieri e senza immagini; il senza inizio e senza fine; eppure colmo della assoluta e infinita trasparenza della coscienza... Chi lo ha fatto anche per una sola frazione infinitesima di istante, non temerà mai più la morte, e la sua vita possiederà più ricchezze di quelle del'intero universo.

Modificato: da Satori
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Qualcuno ha mai veramente contemplato la propria morte? Il punto 0 dell'esperienza, il vuoto senza pensieri e senza immagini; il senza inizio e senza fine; eppure colmo della assoluta e infinita trasparenza della coscienza... Chi lo ha fatto anche per una sola frazione infinitesima di istante, non temerà mai più la morte, e la sua vita possiederà più ricchezze di quelle del'intero universo.

Quindi è meglio la morte o la vita?
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Quindi è meglio la morte o la vita?

Credo che la vita porti alla consapevolezza che la morte ne sia il superamento. Entrare nel regno dei cieli come sostiene il Cristianesimo dogmatico dovrebbe essere l'obiettivo della coscienza (Maria). Ogni altra direzione (tipo ricerca dell'immortalità) rientra nel peccato (errore=mancare l'obiettivo) di superbia che ci spinge con l'IO (ego) verso il diavolo (diaballo=dividere) a crederci pari a Dio (con cui occorre invece unirsi, quantomeno nel Suo intento).

Modificato: da bmare
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Qualcuno ha mai veramente contemplato la propria morte? Il punto 0 dell'esperienza, il vuoto senza pensieri e senza immagini; il senza inizio e senza fine; eppure colmo della assoluta e infinita trasparenza della coscienza... Chi lo ha fatto anche per una sola frazione infinitesima di istante, non temerà mai più la morte, e la sua vita possiederà più ricchezze di quelle del'intero universo.

Quindi è meglio la morte o la vita?

E' meglio una faccia della medaglia oppure l'altra?

Vita e morte sono indissolubilmente intrecciate; sia metaforicamente che letteralmente. Se ciò che chiamiamo istante non passa, ossia non muore, non potrà lasciare il posto all'istante susseguente. Se i nonni non muoiono, non ci sarà spazio per i nipoti. Questo è uno dei miti centrali di ogni popolo.

Nel caso della mia domanda, mi riferivo sopratutto allo stato di meditazione profonda, o anche di preghiera contemplativa; con l'estinzione completa di ogni processo di rappresentazione simbolica. Uno stato di questa natura è inconcepibile per una mente la cui esperienza (ciò che ordinariamente si chiama "vita") coincide col perpetuo rumore di fondo, col chiacchiericcio interminabile, col caleidoscopico ed incontrollollabile flusso di pensieri, associazioni, immagini; ossia, con un sogno ad occhi aperti. Questo stato è per sua natura del tutto ineffabile; giacché manca la possibiltà stessa di tradurlo in una qualsiasi forma simbolica. Ciò di cui parlo non ha nulla a che fare con la fede; è reale (anzi, inconparabilmente più reale) delle tasse, della Nutella, e degli spaghetti al pomodoro. E' sempre presente; ma la coscienza ordinaria (quiella sopra descritta) ne offusca la consapevolezza. Parlando per analogia, per ascoltare qualcosa, occore l'assenza di rumore; ossia, ci vuole silenzio.

P.s.

La parte negativa di quello che appena descritto la può sperimentare senza difficoltà (solo con un minimo di applicazione) chiunque mi legge. Sedetivi semplicemente su una poltrona, o su una sedia, e state ad osservare ciò che accade nella vostra mente. Se non lo avete mai fatto, rimarrete sconcertati. Vedrete che la vostra testa è infestata da uno sciame di incotrollabili ed inarrestabili parassiti: penseri che rimandano ad altri pensieri, immagini che si trasformano e si fondono con altre immagini; ricordi, volti, ecc... Ora, provate a zittire questa baraonda, e vi accorgerete che siete meno di un fuscello in una tempesta.

Basta provare.

Modificato: da Satori
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