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Eliminazione della simmetria sulla D'Alembert e risultati


il Prof.

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È vero, lo sapete già, sono un accanito fan della D'Alembert. Ci saranno centomila cose migliori, ma questo tipo di logica non riesco a togliermela dalla testa. Che sia lineare, che sia a scaglioni, che sia con crescita a percentuale, sulle chance semplici, sulle dozzine, sui pieni o quant'altro, ritengo che la crescita della puntata in fase negativa sia l'unica strada percorribile da un giocatore che voglia vincere nel lungo periodo. Non voglio questa sera dilungarmi in migliaia di ragionamenti, né andare a discutere con chi la pensasse diversamente, anche perché non vorrei che questa discussione virasse su altre strategie di gioco: qui si parla di D'Alembert, signori!

Fatta questa doverosa premessa, sappiamo che la D'Alembert (così com'è) è una tragedia. E questo non devo certo dirvelo io. È una tragedia anche se applichiamo la ormai consolidata consapevolezza di dover ripartire dalla puntata base qualora la nostra cassa raggiunga il suo punto più alto, così da ripartire e tenere maggiormente sotto controllo l'esposizione. Ma non basta, questo tipo di gioco si va a schiantare come un treno in corsa contro il muro inevitabile della "serie killer".

Ho provato così decine di altre applicazioni della logica che sta dietro alla progressione D'Alembert, sia sulle chance semplici che su altro, ma nessuna di queste mi ha dato soddisfazioni.

Poi, l'illuminazione.

Ho capito che il problema di base della D'Alembert (e non solo) è semplicemente la simmetria. La simmetria che questo tipo di progressione ha tra crescita e decrescita della puntata. Quanto guadagna teoricamente una D'Alembert che non incontra problemi di qualsiasi sorta? Guadagna 1 pezzo ogni 2 colpi, poiché gioca su chance semplici (rapporto di sortita 1:1), per cui vinceremo tanti colpi quanti ne perderemo, ma vincendo con la puntata di un pezzo più alta di quando perdiamo, alla fine della fiera abbiamo incassato tanti pezzi quanti saranno stati i nostri colpi vinti, ovvero la metà delle nostre puntate, 1 pezzo ogni 2 colpi, appunto. Ma se noi fossimo meno pretenziosi? meno ingordi? Come possiamo rendere più docile questa progressione? Verrebbe da pensare subito a fare incrementi che non siano di 1 pezzo, ma di una frazione di questo. Che ne so, aumentiamo di 0,10? Quindi 1 - 1,10 - 1,20, ecc. Non va bene. E non va bene perché qualsiasi sia la nostra crescita in perdita, tale e quale sarà la nostra decrescita in vincita. Resterà sempre quella simmetria di cui parlavo prima, che è la nostra rovina.

Sarà allora molto semplice, quasi banale direi: se teoricamente dovremmo vincere 1 pezzo ogni 2 colpi, significa che avremo un 50% di resa da poter sacrificare (non tutta ovviamente, altrimenti che giochiamo a fare?) in virtù di una progressione che abbia una resa decisamente inferiore, così come inferiore (ovviamente) saranno le nostre esposizioni, le nostre puntata massime, le nostre casse minime. Allora cosa ho fatto? Ho provato a togliere la simmetria: se perdo un colpo, salgo di 1 (e fin qui tutto come l'originale), ma se vinco un colpo non scendo di 1, bensì scenderò di 1,2. Quindi 1-P-2-P-3-P-4-P-5-V-3,8-V-2,6 ecc. Vado un po' più indietro di prima, ma non troppo, altrimenti non recupero, e nemmeno troppo poco, altrimenti non cambia quasi niente. Ho lasciato invece invariata la storia di azzerare e ripartire ogniqualvolta la cassa faccia registrare il suo punto più alto.

Risultati?

test di oltre 21.000 colpi reali zeri compresi (qualcuno si ricorderà che giocavo su BetVoyager senza lo zero e quindi testavo senza lo zero)
cassa minima raggiunta -117,8 pz
puntata massima 25,2 pz
totale cassa +3294,2 pz (circa 15% di resa)

Concludo dicendo che lo so che il sistema perfetto non esiste, lo so che questo modo di giocare può crollare così come tutti gli altri, so anche che 21.000 colpi non sono niente, ma spero che questo principio di alterare la simmetria piuttosto che gli scalini di crescita, per il quale non so nemmeno se posso definirmi l'ideatore, possa essere uno spunto interessante per chi abbia voglia di approfondire e non fermarsi al mio banalissimo test.

Buona serata a tutti, il Prof.

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Modificato: da il Prof.
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Allora, devo purtroppo ricredermi su quanto detto sopra. Il test è risultato particolarmente (molto particolarmente) fortunato. Ho testato con altre chance e altre permanenze ed i risultati sono disastrosi.

La discussione può comunque servire da spunto, poiché ritengo che il discorso della simmetria sia qualcosa da approfondire.

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Quella proposta dal Prof., fu la mia seconda idea, realizzata, in parte, con la collaborazione di un amico del Forum, dopo aver ripreso i miei studi sulla roulette. La  prima idea, sia detto per la cronaca, non aveva nè capo nè coda, ed infatti non sortì risultato alcuno.

Ora, questa che il Prof ha chiamato "rottura della simmetria" nella D'Alambert, invece, ha la sua dignità logica. Cercherò di semplificare, e allo stesso tempo dire l'essenziale, proprio partendo da quanto dichiarato dal Prof.. Il suo primo test era andato spendidamente, mentre il secondo è stato un disastro. Perché? Semplice la risposta: la "taratura" specifica della sua montante (ossia, quella particolare "rottura" della simmetria) prevaleva su quel particolare scarto di quella specifica permanenza. Una volta cambiata permanenza, e dunque in presenza di un altro tipo di scarto, quella "taratura" ha fallito. E' evidente che questa seconda permanenza doveva essere affrontata con una diversa taratura (o "rottura della simmetria"), ma quale? Impossibile saperlo a priori, facile a posteriori, basta fare delle prove sulla nuova permanenza, fino a trovare la taratura giusta. Ma non finisce qui. Se si è capito il mio discorso, si dovrebbe poi fare in modo che la nuova taratura risulti vincente anche con la prima permanenza. In questo modo, avremmo un sistema capace di affrontare e superare tipologie diverse di scarto.

La conclusione è che ricerche del genere vanno fatte nella consapevolezza che ogni montante, anche la più potente e razionale ha la propria figura contraria, e ciò che si può e deve fare è la creazione di montanti che lavorinino in parallelo, secondo una logica "OR". Ne parlai anni fa.

Modificato: da Satori
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  • 2 weeks later...
Il 5/12/2019 alle 15:11 , Satori ha scritto:

La conclusione è che ricerche del genere vanno fatte nella consapevolezza che ogni montante, anche la più potente e razionale ha la propria figura contraria, e ciò che si può e deve fare è la creazione di montanti che lavorinino in parallelo, secondo una logica "OR". Ne parlai anni fa.

Sono assolutamente d'accordo con te, Satori. L'unica cosa sulla quale leggermente mi discosto, ma non perché non sia come tu dici, è il discorso della figura contraria. È vero, qualunque cosa uno decida di giocare, ci sarà sempre una figura contraria. Però io do per scontato che chi ha davvero in mente di guadagnare con l'utilizzo di una roulette non pensi a sistemi che diano riscontro immediato. Mi spiego meglio: una Martingala dà riscontro immediato, appena arriva la chance vincente, tutte le perdenti sono automaticamente e istantaneamente annullate e avremo un utile. Ma è chiaramente un suicidio poiché la probabilità di incontrare la sua figura contraria è troppo alta. Chi vuole guadagnare con una roulette deve pensare al lungo periodo, non alla singola serie di colpi. E allora il tutto diventerà più morbido, comprese le vincite, chiaramente, ma quello che secondo me gioca davvero a vantaggio del giocatore che la pensa in questo modo non è la minor esposizione, il minor rischio di ritrovarsi con le braghe calate in una manciata di colpi, ma è proprio l'abbattimento di quella figura contraria di cui tu parli. La probabilità è probabilità e può succedere di tutto in linea teorica, ma all'atto pratico ci sono regole non scritte che fino ad oggi sono state rispettate. Sottolineo "fino ad oggi" perché, appunto, la probabilità è probabilità. Ad esempio la legge sullo scarto, la legge del terzo, ecc. Le chiamano leggi, che secondo me è una definizione errata, ma il concetto è valido. Statistica e probabilità sono due cose ben diverse, anche se una genera l'altra e l'altra spiega in parte l'una. Ci sarà la figura contraria, sempre, ma se la figura contraria fosse ad esempio uno scarto che supera le regole studiate da Marigny, be', sarebbe un po' come dire che la figura contraria non esiste in quel caso. O meglio, esiste, ma presumibilmente non si verificherà in quanto non si è mai verificata.

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@il Prof. ciao, è un po' che non scrivo nel forum ma hai citato la d'alembert e siccome sono una convinta sostenitrice hai catturato la mia attenzione.

Premetto di non avere le tue, e di altri, competenze in ambito matematico\statistico e a tal proposito ho tentato un confronto in privato con un iscritto del forum per ricevere nozioni ma sono stata letteralmente snobbata (probabilmente ho sbagliato approccio).

Dalla mia parte ho soltanto molta esperienza sul campo che mi ha permesso nel tempo di "studiare", poco alla volta, questo affascinante gioco chiamato roulette.

L'idea che mi sono fatta, giusta o sbagliata, è che il caos della roulette paradossalmente ha un suo equilibrio e che la d'alembert, seppur con alcune lievi modifiche, è l'unica strategia che può sfruttare tale equilibrio.

Dal punto di vista matematico comprendo perfettamente che ciò non ha alcun valore, anzi potrebbe sembrare un vero e proprio blaterare il mio.
Qualcuno tempo addietro mi diceva di essere avulsa a questo argomento... :)

Quello che noi chiamiamo scarto non è altro, secondo il mio punto di vista, la manifestazione di questo equilibrio a cui mi riferisco.

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@Il Prof.

Come tu, letteralmente, mi insegni, l’intera matematica fonda su due semplici operazioni: addizione e sottrazione. E, in realtà, su una sola operazione l’addizione o la sottrazione; ossia la manipolazione in  positivo o in negativo di una unità di riferimento.

Alla stessa stregua, più per identità che per analogia, alla roulette esiste una sola montante, da cui derivano tutte le altre: la Martingala. Gli sviluppi e i camuffamenti della Martingala sono moltissimi; uno tra questi è la D’Alambert. Ha come pregio l’immediatezza della comprensione della sua logica; ha come difetto quello notissimo, e su cui trovo inutile tornare. Se ci fai caso, la D’Alambert non è altro che una Martingala “parcellizzata” in una specifica proporzione, e quindi capace di contrastare uno specifico tipo di scarto. La questione è che non esiste nulla di più aspecifico dello scarto, che può presentarsi in una varietà di tipologie indefinite, tante quante sono le disposizioni dell’insieme dei 37 numeri in una serie indefinita di prove.

Sono sempre stato attratto dall’immagine e dal significato della Campana di Gauss, poiché è capace di descrivere, per trasposizione e in guisa insuperabile, una quantità illimitata di fenomeni di ogni genere.

Nel nostro caso, serve a indicare che la stragrande maggior parte delle tipologie di scarto si collocano nella parte adiacente l’asse centrale della campana; mentre, via via che ci si allontana da questo e ci si approssima alla base, ci si inoltra nei territori impervi ed insidiosi del non esperito, e quanto più la linea si distende sul piano di base, tanto più ci si inoltra nel non esperibile (nei termini delle possibilità umane).

Questo porta a concludere che esistono permanenze illimitate costituite da soli numeri pari, o dispari, o soli zeri, ecc… Ne incontreremo mai una? Improbabile, che tradotto correttamente vuol dire che non sappiamo se così sarà o meno. Conosco l’obiezione: “non lo sappiamo, ma l’improbabilità è tale da rendere razionale una scommessa”. Considero questo un discorso fallace, giacché non tiene conto che anche solo l’approssimarsi all’area di quella improbabilità si traduce nella perdita della cassa accumulata in anni.

Per cui, le soluzioni possono essere solo due, di cui soltanto la seconda può venire a capo dell’assunto di cui al paragrafo precedente. Primo, una montante dalla resistenza estrema, ma che sia capace di non avvitarsi nello stallo. 2°, ancora più importante della montante, una manovra di cassa che, parcellizando la permanenza, e quindi uscendo dal continuo, renda impossibile, o nel peggiore dei casi neutralizzi (in una data misura) lo scarto contrario al nostro sistema.

Tertium non datur.

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