Satori

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messaggi di Satori

  1. forse per qualcuno di voi sarebbe anche bello sapere che la polizia ha arrestato, malmenato e sbattuto in galera per vent'anni due criminali "alieni". tutti griderebbero "evviva! giustizia è fatta!", i parenti delle vittime dormirebbero sonni tranquilli ed i media non si occuperebbero più della vicenda. nella giustizia che molti immaginano e sognano, molti casi sarebbero già stati risolti nel più facile dei modi.

    ma a quale prezzo?

    LaStampa

    Per me è motivo di personale sofferenza sapere che un innocente è stato accusato,e, peggio, detenuto ingiustamente. Il colore della pelle, l'etnia, l'accento, la forma delle ginocchia, non hanno alcun peso.

    Vorrei tanto, però, che la Giustizia applicasse anche a se stessa il principio di responsabilità personale e le leggi che applica verso terzi; e che a chi mette in galera o perseguita innocenti paghi; come è giusto che paghi chiunque procura altrui un danno.

    Provate a proporre una cosa del genere in parlamento!! Chissà chi si alzerà " colmo di indignazione"...

  2. Per Patrick,

    ti assicuro, con tutta la forza che posso, che non era mia intenzione muovere attacchi verso di te. Per quale ragione avrei dovuto farlo? Se leggi bene quello che ho scritto, il mio era un obbligo di testimonianza per quello che ho visto di questo sfortunatissimo Paese. Non era una questione personale; non c'era motivo che lo fosse; e, come ho spiegato altrove in questo forum, per costituzione il mio rispetto per le persone precede sempre quello per le loro ( eventuali ) idee. Insomma, ho riportato quello che ho visto. A quei tempi, ho avuto modo di visitare tutti i Paesi dell'Europa dell'est, tranne la Bulgaria e la Germania. Inoltre, ho visto anche molti Paesi dell'area islamica. Non posso non dire che non ho visto nulla di più tremendo della Romania di Ceausescu ( e se vuoi, ti illustrerò anche le ragioni ). Forse, in certe aree del medioriente c'era maggiore miseria materiale; ma, posso assicurarlo, non ho mai incontrato nulla di così tetro e disperante come la Romania di quei tempi. Oggi non so.

    Spero di essere stato chiaro, Patrick; se sei rumeno, come mi pare di capire, non puoi non avere colto il mio sentimento di solidarietà verso il tuo popolo. Il mio era un giudizio verso un regime, non verso la tua gente.

  3. Sto seguendo questa discussione con un certo interesse; ma non tanto per l’argomento in sé. Difatti, questo non ha nulla di eccezionale: cose simili sono accadute e continueranno, purtroppo, ad accadere. Per scansare eventuali equivoci, forse è meglio premetta che – per quanto riguarda il merito , pur con qualche distinguo – sono sostanzialmente d’accordo con quanto prodotto dagli utenti che partecipano a questo thread. Fatto precedere questo, però, c’è una domanda che continua tornarmi, e che si articola in due punti, la seguente:

    1°: come mai dichiarazioni come quelle qui liberamente manifestate è i m p o s s i b i l e sentirle in televisione? Almeno, per quanto mi riguarda, posso assicurare di non aver mai sentito nessuno affermare in una trasmissione tv cose come queste: “..a me non sta bene che vengono qua dichiaratamente perrubar e poi.. poverini bisogna dargli una casa, no, non mi sta bene… “;

    o come: “.. e hanno trasformato i palazzi in ghetto, hanno bruciato il parchè e hanno distrutto tutto, buttavano la spazzatura dal balcone, alcuni hanno portato cavali dentro, hanno fatto diventare uno schifo tutto quello che hanno toccato. Visto questo le autorità hanno pensato alla fine degli anni '80 di costruire gruppi di 5-6 palazzi in periferia ma oltre a tagliare le foreste per riscaldarsi niente di buono, soldi sprecati. Ragazzi, si parla sempre di razzismo ma e una cosa un po' esagerata. Secondo me chi lavora si lava e si comporta bene non dovrebbe dare fastidio a nessuno indipendentemente la sua nazionalità, non parlando certo di casi mediatizzati per ragioni politiche!

    Gli zingari, da noi, erano arrivati dall'India nel secolo XVI, erano schiavi all'inizio, poi dopo tanto tempo hanno ricevuto un terreno arabile e animali per poter lavorare, hanno venduto tutto, bevuto, mangiato, esattamente come fanno adesso con i soldi dei francesi che li hanno dato 300€ per fargli tornare accasa. Hanno fatto contenti le feste, mangiato e bevuto bene, moltiplicato la rasa e sono tornati, ovviamente. Chi di loro ha voluto vivere come un essere umano nessuno l'ha impedito, ci sono attori, avvocati, calciatori, giornalisti, politici etc., eppure gli zingari continuano a lamentarsi che sono marginalizzati, anche Madonna l'ha detto in un concerto a Bucureşti e ha ricevuto quello che meritava perché si è lasciata ingannare da due zingari del suo gruppo…”; ecc.. ecc.., inutile continuare col copia incolla.

    Ecco, sebbene io sappia persino troppo bene le ragioni per le quali sui pubblici ( ho scritto pubblici ) mezzi di comunicazione è impossibile che un certo tipo di pensiero –come quello qui manifestato dai partecipanti al thread – possa essere manifestato, vorrei anche sentire eventuali opinione in merito.

    2°: qualora, mettiamo, il cittadino Pippo, che condivide ( grosso modo) le idee qui nel thread esposte, si azzardasse a manifestarle in una qualsiasi delle trasmissioni di approfondimento delle nostre tv, secondo voi, che fine farebbe? Io ho fatto una specie di graduatoria degli esiti. Uno che fosse così folle da parlare come qui si sta parlando, subirebbe i seguenti trattamenti. Dopo essere stato esposto al pubblico ludibrio, inforcato in una stretta gogna morale, ed accusato d’essere un subumano razzista, sarebbe stato infine ( metaforicamente ) crocefisso.

    Ecco la graduatoria:

    ad “Anno zero” e “ L’infedele”, il nostro Pippo sarebbe stato crocefisso ( parlo ovviamente metaforicamente) con chiodi arrugginiti, ed a testa in giù.

    A “Ballarò”, Pippo sarebbe stato crocefisso nel modo classico; a testa in su.

    Nei vari pomeriggi ( Venier, D’Urso, e compagnia ), Pippo avrebbe goduto di un trattamento più umano: sarebbe stato crocefisso senza chiodi, solo con le corde.

    A “Matrix”, il nostro Pippo se la sarebbe cavata con qualche sputo ( il minimo per un lurido e fitusu razzista ), e qualche pedata nel molle.

    Infine, a “ Porta a porta”, il buon Peppino avrebbe concluso la sua breve sortita televisiva soltanto con tre o quattro pedate nel laddove ( però amministrate di punta ).

    Ora, scherzi ( fino ad un certo punto) a parte; se, al di là della messa in metafora, quello che ho detto è vero ( qualcuno può negarlo ?), chi è che davvero controlla l’informazione in Italia? Qual è l’universo culturale di riferimento di coloro che hanno il potere di censurare la parola ed il pensiero di tutti coloro che si permettono di manifestare idee non politicamente corrette? Chi sono le vestali ed i sacerdoti del politicamente corretto? E da dove deriva l’immenso e devastante potere capace di condannare alla morte sociale chiunque osi fare affermazioni ( come quelle fatte dagli utenti di questo thread ) che sfuggono alla loro tenaglia ideologica? Provate a parlare ad “ Anno zero “ come avete fatto qui!!

    Io la risposta ce l’ho, ed è chiara come la luce del sole.

    Poi, magari, dirò la mia sugli zingari, ed anche sul regime di Ceausescu. Giacchè nulla è più radicalmente falso dell'affermazione.. ".. in Romania degli anni settanta si viveva da Dio, molto meglio che adesso in Italia! C'era di tutto, i soldi valevano, tutti avevano un lavoro, in max. 2-3 anni dal'assunzione ricevevi per forza un appartamento in affitto ad un prezzo che non superava 20 - 25% dello stipendio (a quel tempo proprietario era lo stato, erano pochi che preferivano comprare), bollette comprese, il paese fioriva, il prezzo per il grano in Europa era ancora deciso..

    . In Romania ci sono stato a margine di questioni di lavoro, in varie riprese, per circa tre mesi; a cavallo tra la fine degli anni '70, e l''81. Posso con certezza affermare che è stato il posto più desolato da me visitato, di una tristezza e di una miseria agghiaccianti. Per noi cresciuti coi culetti trattati al Fissan è semplicemente impossibile soltanto concepire quali potessero essere le condizioni di vita in un posto simile. Altro che paradiso in Terra!! Mi spiace ma non posso permettere che si dicano cose simili; quei volti senza speranza, abbrutiti da una miseria, più ancora che materiale, morale, dovuta all'asfissia di una tirannia che controllava tutto-di-tutto-di-tutto, (quei volti) il dolore e la disperazione di quei volti non posso lasciare che subiscano questo affronto.

    E ai quattro illusi che qui, dalle nostre parti, ancora credono che sia possibile portare il Paradiso in Terra, rifondare per l'ennesima volta ciò che ha sempre fallito, ricordo che tutte le volte che si è cercato di farlo, è l'Inferno che si è portato sulla Terra.

    Un po' di pudore...

  4. ......

    Ciao, Kal El, ti ho mandato un messaggio privato; poichè ho il dubbio che sia effettivamente riuscito a postarlo ( causa la mia disastrosa imperizia di tutto ciò che è pc ) ti lascio qui questo avviso. Nel caso non dovessi trovare niente nella tua posta privata, avvertimi. Vorrà dire che riproverò.

    Ciao

  5. Oddio... non c'ho capito niente... alzo bandiera bianca.

    Veramente, sei stato tu, e non io, a richiamare la mia attenzione ( e quella di altri che ci leggono ) su certe implicazioni che – nella tua opinione – avrebbe dovuto avere la fisica dei quanti. Io mi sono limitato a rispondere; e l’ho fatto per due ragioni: la prima e più importante è che rispondere ad un interlocutore è un fatto di cortesia, se non un obbligo di educazione. La seconda è che – per come intendo la correttezza nei rapporti – non vanno lasciati discorsi in sospeso. Nel fine anni ’50 e poi nei ‘60, quando sono stato tirato su, si usava insegnare queste cose. Magari, oggi se ne insegnano altre.

    Premesso questo, mi spiace che tu abbia dichiarato di non aver capito. Certo, l’impianto teorico della fisica dei quanta ( non mi riferisco alla sua matematica, di cui nulla so ) è un tema arduo e specialistico; ho cercato di esporre le ragioni per le quali la tua osservazione, nel nostro contesto, (..ps: il principio di non contraddizione di Aristotele è esploso quando con la meccanica quantistica si è scoperto che un quanto è allo stesso tempo particella e onda.. ) era del tutto destituita di fondamento. Da quello che hai scritto ( e che ho su riportato in apertura ) è probabile che la mia capacità espositiva sia stata carente; oppure potrebbe anche essere che non lo fosse, e che, come tra l’altro tu stesso hai scritto, semplicemente non hai capito.

    Quale delle due alternative sia quella vera, non era il caso di alzare bandiera bianca. Metaforicamente, o fuor di metafora, infatti, la bandiera bianca è un simbolo che si usa mostrare ai nemici per porre fine ad un conflitto. Tu non sei mai stato mio nemico, né sono in alcun modo stato in conflitto con te.

    Buone cose, e buon proseguimento nella tua ricerca.

  6. @ Gas: ben fatto.

    @ Satori: comunque grazie per il tuo intervento, c'è chi lo ha apprezzato.

    Sono per genetica, vocazione e formazione, contrario al ruolo dell'accusatore,ed ancora di più a quello del moralista. Avrei perferito la morte per inedia - tanto per capirci - piuttosto che guadagnarmi il pane facendo il giudice.

    Questo premesso, mi sento di aggiungere che debbo per forza credere che quei messaggi rimossi siano stati scritti in un momento di "caduta" goliardica. Infatti, e mi ripeto, debbo per forza credere che non sia possibile pensare davvero certe cose. Ma, nel caso infausto dovessi sbagliare, vorrei qui significare che ricordo ancora le urla di strazio di quel mio amico, squassato da una sofferenza tale che - verso la fine - neppure dosi massicce di morfina riusciva a lenire.

    Non auguro neppure all'ultimo degli uomini di fare l'esperienza di quelle urla. Ti rimangono nella memoria, e ti segnano per sempre.

    Ti ringrazio Gastardo; è vero, su certe cose non si scherza.

    Grazie anche a te, Uriah1970; ho sinceramente apprezzato la tua solidarietà.

  7. Matteo76, non è un braccio di ferro.. :D

    E’ verissimo che noi non lavoriamo su scala infinita; ma è altrettanto vero che non lavoriamo a livello quantico. Inoltre ( ipotesi di terzo tipo ), anche se noi stessi diventassimo corpuscolari, il principio di contraddizione non verrebbe scalfito. Un quanto, infatti, è una pura potenzialità d’onda o di particella. Come tu certamente sai, esso si attualizza come l’una o l’altra solo in presenza del collasso del vettore di stato, atto che può essere reso possibile soltanto dalla presenza di una osservazione cosciente da parte di un soggetto che stia al fuori della catena quantica. Giacché, se lo stesso osservatore fosse un elemento di tale catena, sarebbe anch’esso una pura potenzialità, e come tale, non potrebbe fare collassare alcunché. E, dunque, il quanto rimarrebbe sospeso in un mondo di pura potenzialità. Qui non posso addentrarmi più di tanto in questioni epistemologiche, e neppure posso fare citazioni kilometriche; ma – per chi fosse interessato – i riferimenti sono innumerevoli; Schrödinger, Von Neumann, Wigner, London, Bauer, ed altri. Goswami tratta in modo completo ed esaustivo precisamente questo punto ( Goswami 2000, se vuoi, Matteo76, te ne mando degli estratti in forma privata). E dunque, non solo l’osservatore trascende necessariamente la catena quantica, ma è anche un “oggetto” macroscopico, ed a tale livello impera i determinismo newtoniano e la logica aristotelica ( compresi i successivi sviluppi ).

    Per tornare alla roulette, ed anche per cercare di essere costruttivo, non capisco perché non vuoi considerare l’utilizzo di un piano di moltiplicazione degli eventi. Per chi fa ricerche sugli scarti, questa è una via obbligata; infatti, gli scarti vengono dimezzati in diretta ragione del numero degli eventi messi a sistema.

  8. Scrivi:

    ".. Al di là delle congetture mentali, io preferisco comunque far parlare le prove pratiche. Quindi proseguirò con i test e pubblicherò i risultati su questo topic... siano essi positivi che negativi. Non ho nessun problema ad ammettere di sbagliare ma siccome io lavoro con i numeri, devono essere i numeri a dirmi di sbagliare :wnk:"

    Credimi, apprezzo il tuo impegno, e posso assicurare che non potrò che rallegrarmi la volta in cui tu, o altri, doveste raggiungere un risultato positivo e permanente. Ma il mio soggettivo apprezzamento e rallegramento non potrà mutare la oggettiva ed inconfutabile verità che – posta la casualità di un processo – nessuno sviluppo pregresso di questo potrà mai influenzare sviluppi futuri. Come già ti ho significato – e come tu stesso non hai potuto non convenire - una serie di eventi basata sull’indeterminazione non può determinare alcunché a venire. E se questo chiaro, concedimi di dire che è impossibile che non lo sia, allora non si capisce perché insistere nel tentativo di utilizzare un pregresso indeterminato per cercare di limitare ( ossia determinare ) comportamenti futuri. Certo, cercare di rendere possibile l’impossibile può anche avere un aspetto romantico, che però è pagato al prezzo di una corrispettiva perdita di tempo.

    Se mi consenti, piuttosto, potresti forse cercare di razionalizzare la tua ricerca per mezzo di un piano di moltiplicazione degli eventi. Questa, infatti – come ho già avuto modo di dire in altra occasione, e come hanno sempre convenuto coloro che approcciano la roulette alla fredda luce della razionalità - è una delle poche strategie capaci di contenere lo scarto.

    Poi. “..Al di là delle congetture mentali, io preferisco comunque far parlare le prove pratiche. Quindi proseguirò con i test e pubblicherò i risultati su questo topic... siano essi positivi che negativi. Non ho nessun problema ad ammettere di sbagliare ma siccome io lavoro con i numeri, devono essere i numeri a dirmi di sbagliare ..”

    Il punto è che i numeri non parlano e non sentono; salvo che le loro relazioni non vengano interpretate all’interno di un contesto teorico. ( Ed aggiungo: nulla è forse più teorico della stessa nozione di numero. Insomma, non è possibile neppure concepire la nozione di numero al di fuori di una implicita congettura mentale. Insomma, i numeri sono enti esistenti solo nell’’universo mentale umano; e ciò che tu chiami “ prove pratiche”, altro non sono – né possono essere – se non applicazioni di un ( in questo caso tuo ) impianto teorico ).

    Ultimo punto: la mia non era una “ congettura mentale “, bensì una rigorosa dimostrazione basata sull’elementare principio di non contraddizione formulato così da Aristotele: “ Una cosa non può essere e non essere contemporaneamente e sotto lo stesso punto di vista “; o anche " È impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo ". Nel nostro caso, e concludo, questo fondamentale principio logico si applica così: un processo non può essere allo stesso tempo deterministico ed indeterministico, e posti i medesimi parametri di rilevazione. :wnk:

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  9. Vorrei porre l'attenzione su quanto scritto nel mio primo post.

    La probabilità che in un lancio NON esca un determinato numero X è 36/37 ovvero 97,23% circa.

    La probabilità che non esca un determinato numero in 2 lanci è uguale alla probabilità che X non esca al primo tiro moltiplicato la probabilità che X non esca al secondo tiro, pertanto 97,23%*97,23% = 94,53%.

    Poichè la roulette è uno di quei giochi ove l'estrazione della boules è ripetibile più volte, idealmente infinite, sotto le stesse condizioni, possiamo definire la probabilità di un evento come il limite a cui tende la frequenza relativa dell'evento stesso al crescere del numero degli esperimenti.

    Pertanto la probabilità che NON esca un determinato numero X in n lanci è (97,23%)n.

    Al crescere di n, la probabilità cala, diventando di fatto nulla per n tendente all'infinito.

    Da ciò si evince che:

    - il numero X prima o poi uscirà;

    - la probabilità che esca è inversamente proporzionale al numero di estrazioni durante le quali non è apparso;

    Se così non fosse, analizzando i ritardi nelle permanenze avremmo dei risultati alquanto bizzari invece di ottenere la classica campana di gauss.

    E' matematico, mi sembra ragionevole e sopratutto trova corrispondenza nell'analisi delle permanenze.

    O sto tralasciando qualcosa?

    Capisco e sono daccordo che ogni lancio è storia a sè. Ma allora, perché non ci sono serie di numeri che monopolizzano la scena?

    Il punto cardinale mi pare sia questo:

    - la probabilità che esca è inversamente proporzionale al numero di estrazioni durante le quali non è apparso..”

    Questo è verissimo; anzi, vero. ( L’applicazione del superlativo a termini come vero, falso e simili, è una inutile ridondanza linguistica ). E dunque, caro Matteo78, poiché é vero anche quanto da me asserito, stiamo solo apparentemente parlando della stessa cosa. Provo a spiegarmi. Il “ numero delle estrazioni durante le quali non è apparso.. “, ossia il campo di osservazione, non è determinato - se mi consenti un’espressione giocosa - dal senno del dopo, ma quello del prima. Ossia, l’osservazione che poi porta ragionevolmente ad affermare “ la probabilità che esca è inversamente proporzionale… “ parte dal momento in cui metto – o anche soltanto penso di mettere – la mia prima fiche al tappeto. Guarda che lo so che questa cosa è anti-intuitiva; ma ciò non toglie che sia vera ed ineluttabile; e provo a spiegare perché.

    I processi casuali possono essere definiti in modo matematico o in modo logico. Poiché di matematica potresti darmi lezioni, e non volendo, fra l’altro, qui annoiare nessuno, ti rimando alla definizione matematica di casualità di Kolmogorov. Nel nostro caso, credo sia tuttavia più chiarificatrice la definizione logica: si definisce casuale quel processo gli elementi del quale non sono tra loro legati da alcuna implicanza di carattere causale. Questo, tra l'altro, si applica a pennello a quanto si è sempre detto e pensato delle permanenze di roulette: il passato non influenza il futuro. ( Si faccia caso, comunque, giacché è un punto importante, ma che qui non mi pare il caso di sviluppare, che termini come passato e futuro non hanno senso alcuno al di fuori dall’universo umano ). Ora, pensare che il pregresso – nel nostro caso la quantità dello scarto – possa influenzare in qualche modo l’andamento della permanenza a venire, equivale ad attribuire al pregresso un potere causale. Ma se si fa questo, caro Matteo76, nel medesimo istante si decostruisce la definizione stessa di casualità; giacché, forse giova ricordarlo, un processo casuale è tale solo se tra gli elementi della sua serie non vi sono implicanze causali.

    Prima di postare mi sono riletto con attenzione. Se mi si legge con altrettanta attenzione, non credo possano permanere dubbi.

  10. Buon giorno a tutti,

    non saprei argomentare dal punto di sta matematico, ma da quello logico qualsiasi possa pur essere l’entità di un ritardo pregresso – anche uno ( apparentemente ) iperbolico in termini di capacità di osservazione umana – questo non ha la minima influenza sulla prosecuzione e quantificazione dello stesso. So perfettamente quanto sia prepotente l’idea di associare al ritardo una specie di “forza” la quale ha come l’obbligo di esaurirsi al crescere della sua ampiezza. Ma questa idea è un esempio classico di fantasma cognitivo. L’illusione nasce dall’atto di imprestare al mondo astratto della matematica certe caratteristiche del nostro mondo umano. Dopo uno sforzo ci si deve necessariamente riposare; oppure: uno sforzo non può essere mantenuto per troppo tempo. Purtroppo – anzi, per fortuna – gli scarti delle serie casuali non patiscono sforzo alcuno, e la loro incidenza ed importanza è esclusivamente in diretta ragione del campo di osservazione. Ma, attenzione; questo non vuol dire che le serie casuali abbiano una specie di obbligo nel rispettare le medie derivanti dall’ampiezza dei campi di osservazione. Per fare un banalissimo esempio ( rigorosamente e letteralmente ) non c’è alcun ragion sufficiente che si opponga al verificarsi di tre, quattro, cinque, o anche cinquanta, ritardi estremi consecutivi.

    Ma, soprattutto, e per tornare al caso specifico proposto da Matteo76, cominciare un attacco dopo un ritardo di mille colpi, o immediatamente dopo la sortita del numero da attaccare, è esattamente la stessa cosa. Per finire: immaginare che la “forza” di un ritardo pregresso limiti la sua stessa possibilità di prosecuzione, è una forma di animismo che non ha nulla a che vedere con la casualità la matematica e la logica. Ma se è così, e fino a prova contraria mi pare impossibile dimostrare il contrario, non vedo il senso dell'attesa di n colpi.

  11. Ottimo chiarimento, Satori.

    Credo che in ogni sede e con una veemenza forse neanche da lui immaginata, Gas abbia ricevuto in questa occasione una grandissima solidarietà, talmente grande che tutto il forum gioverà di piccoli/grandi miglioramenti.

    Se mi permetti una precisazione, ricorda al tuo conoscente che in ogni luogo reale (casa, luogo di lavoro, bar...) esistono dei "veri professionisti della lite", quindi anche nei forum dove qualcuno potrebbe approfittare anche del privilegio dell'anonimato pressochè perenne.

    The Guru

    Caro Theguru ( "..Se mi permetti una precisazione..") ti permetto di precisare, naturalmente, tutte le volte che lo credi opportuno. Con riferimento ai professionisti della lite, credo che tra la piazza di paese e la piazza virtuale passi proprio la differenza da te indicata. Quando ti trovi a tu per tu, e guardi una persona negli occhi - salvo che non sei agli ultimi stadi della demenza, oppure non sei un invasato - sai valutare se hai davanti una mozzarella o uno con cui ti conviene non sbagliare registro. Purtroppo, qui, nel virtuale, questa deterrenza è azzerata; e qualsiasi caporale/caporalessa può credere che basti il sarcasmo e la stizza per vestire panni da uomo/donna.

    Forse la recente tempesta ( in un bicchierino ) avrà avuto il merito di imporre a tutti la pressante necessità di rapporti umani cortesi; o, se proprio cortesi non si riesce ad essere, almeno formalmente educati. Come diciamo noi milan-uzbeki, sperem.

    Per Theg.one:

    "..Non intendo più tornare su questi argomenti dato che il mio unico fine ora è vincere ai casino online e basta"..

    . Quando avrai raggiunto il tuo scopo, cosa che ti auguro avvenga prima delle idi di marzo, non dimenticare di offrire una cena da far impallidire Lucullo...

  12. Caro Theguru,

    hai fatto bene a pormi una domanda diretta; giacché, evidentemente, nelle mie parole - mio malgrado - doveva star annidato qualcosa di equivoco. Per cui, qui ribbadisco ufficialmente - per quanto riguarda la mia persona - di non aver fatto alcun rifernimento agli utenti di questo forum. Unica parziale, quanto insignificante, eccezione, un paio di recenti frecciatine sulla "filosofia" ( comunque roba perfettamente lecita, ed in ogni caso per nulla tale da richiedere interventi di alcuno ). Il mio discorso, invece, era riferito alle "effervescenze" - chiamiamole così - cui è stato oggetto Gastardo; mi pare che anche altri utenti abbiano evidenziato questo. So che sembra strano che qualcuno prenda a cuore questioni che non lo riguardano direttamente; ma io non faccio differenza tra ingiustizie patite da me e patite da altri. Gastardo è stato aggredito; è evidente. Ma avrebbe potuto esserlo anche Giangaleazzo-bis, oppure Pippopippo41, per me non fa differenza. Insomma, quando vedo qualcosa di veramente storto, mettiamo per strada o in un supermercato,ecc.., non mi giro dall'altra parte, sussurrandomi " non sono affari miei". Un conoscente, apprendendo con una certa sorpresa che frequentavo un forum mi ha detto queste parole ( più o meno, cito a memoria ): " Non c'è forum che non abbia tra gli iscritti dei veri professionisti della lite; aspetta e vedrai ".

    Adesso spero di essere riuscito a spiegarmi. Forse la mia ingenuità potrà fare sorridere, ma non riesco a rassegnarmi al fatto che non si possano scambiare due parole senza confliggere. Ovviamente, né Gastardo, né altri hanno bisogno di me in veste di avvocato difensore; infatti non è neppure questo il punto. Il mio intendimento era semplicemente quello di porre all'attenzione i contenuti dei due post precedenti. Se tali contenuti saranno condivisi dalla maggioranza degli utenti, un clima disteso ed amichevole ne sarà certamente favorito.

    Tutto qui.

  13. Io mi permetto di suggerire al ( o ai ) responsabile/i di questo forum di stroncare sul nascere qualsiasi focolaio di discordia-per-il gusto-della-discordia

    ?Caro Satori, tu conosci qualcuno che ne è capace Io no.

    Non mi ricordo se tu hai avuto modo di frequentare altri forum, ma io ho avuto pessime esperienze, per cui questo in cui continuo a scrivere mi sembra (nonostante tutto e tutti) un'oasi felice. Sapessi cosa c'è in giro...

    The Guru

    E' possibile, caro amico, e forse probabile, che tu abbia ragione. Può essere che la stessa struttura di un forum impedisca un controllo delle comunicazioni, quando appare chiaro che alcune vadano troppo oltre il buon senso, il buon gusto ed un livello minimo di galateo. Ma, se questo dovesse risultare impossibile, non vedo come si possa evitare un inarrestabile livellamento verso il basso. E ci tengo sia chiaro che non mi sto riferendo specificatamente a questo forum, ma al caso generale di una collettività, quale che sia, priva di regole; collettività che può rimanere tale solo se tutti rispettano regole poste; per favore o per forza.

    Non so cosa accade altrove; e per la verità non so neppure, direttamente, quello che accade nella vita sociale di oggi, se non per quanto vedo e sento dalla tv ( almeno per quello che i miei figli mi impongono ). Ma la mia propensione alla solitudine non ha rapporto con la cogente necessità di regole. Quanto alla tua domanda, "..Caro Satori, tu conosci qualcuno che ne è capace ?", posso risponderti così: il rispetto dell'altro, anche e soprattutto quando le idee da questi espresse non siano condivise - e persino nel caso le si trovi ripugnanti - nasce dalla consapevolezza che anche le nostre idee possano apparire al prossimo non condivisibili e persino ripugnanti. Questo non ha nulla a che fare con la farisaica “tolleranza “ portata a bandiera dal buonismo oggi imperversante. Si tratta semplicemente di capire che c’è una linea che non può essere superata. E’ la linea dell’attacco personale, e/o della irrisione e/o della demonizzazione della persona altrui. E’ certamente possibile stigmatizzare e qualificare negativamente comportamenti che si ritengono stigmatizzabili o squalificanti; ma lasciando intatta, sempre , la persona altrui.

    Una società, micro o macro che sia, incapace di disporre di strumenti tali da rendere impossibile ai propri membri il superamento di quella linea, sta covando i germi della propria distruzione.

    Questo è sicuro.

  14. Ieri abbiamo scambiato con J-J un messaggio privato. Ripensandoci, credo sia meglio rendere pubblico il mio, sia pure con un piccolissimo taglio, ed un paio di aggiustamenti. Rivolgendomi a J-J, scrivo:

    Francamente, non sono riuscito a capire la ragione del putiferio scatenatosi. Ho visto, per certo, che qualsiasi sia lo spunto, la vera causa è sempre e comunque la rabbia che si porta dentro. La mancanza di consapevolezza che rabbia, conflitto ed ogni forma di ostilità nascono dentro ciascuno di noi e non sono "oggetti" che stanno lì fuori, è la principale causa del loro perpetuarsi. Sono anche rimasto allibito dalla drammatizzazione data ad un semplice addio. La vita ne è fatta; le cose hanno un principio ed una fine; dove sta il problema? Avrai notato anche, leggendo vari post, una certa acredine stizzosa nei confronti della nostra discussione. Puntualmente il termine "filosofia", è stato usato con toni irridenti. Analizzare questo punto ci porterebbe davvero lontano..

    Comunque sia, comunica a Gastardo la tua idea sul titolo del "nostro" topic.

    Qui c'è un muro di nebbia; dalle tue parti, profumo di zagara.

    Hasta pronto “.

    Questo, quanto scritto a J-J.

    Qui aggiungo una considerazione semplice, ma non credo banale: è davvero possibile che chi deborda dal confronto ( magari serrato ed incalzante, e, ri-magari, supportato da toni ironici ) su argomenti specifici, fino all’insulto personale accompagnato da toni acrimoniosi e pesanti come randellate, non si renda conto che di star esportando nell’ambiente “ là fuori” la guerra civile che porta dentro di sé? E’ davvero così difficile comprendere che le persone, la loro dignità ed integrità, non debbano essere mai prese in ostaggio dalla nostra mancanza di argomenti? Se non si hanno argomenti, o se si riconosce che i nostri argomenti sono deboli, o che magari sono fortissimi, ma che non abbiamo i mezzi per difenderli, allora si taccia. Ma la persona dell’interlocutore in una polemica non deve essere neppure sfiorata!! Mai! E’ così difficile da capire? Io mi permetto di suggerire al ( o ai ) responsabile/i di questo forum di stroncare sul nascere qualsiasi focolaio di discordia-per-il gusto-della-discordia. Mi spiego ancora meglio, per non dare appiglio ad equivoco alcuno. Non solo il confronto, ma persino lo scontro fra idee ( quale che ne sia il terreno) è un bene di per sé; ma solo a patto e condizione che – nel caso dello scontro – questo sia improntato alle regole della cavalleria. Ed ancora una volta: è così difficile comprendere che non devono essere le persone a “vincere” in un confronto di idee; ma solo le idee, e solo per quanto esse contengono di bellezza e verità? La mia risposta è, purtroppo, sì: è così difficile.

  15. Certo, Satori, avevo fatto un confronto tra i due testi (rimanendo nell'ambito delle sensazioni di un giocatore d'azzardo) e non tra i due autori, sottolineando come, secondo me, una brutta traduzione riducesse il piacere della lettura.

    "I fratelli Karamazov" sono una delle mie incredibili mancanze, sebbene continui a promettere a un mio amico, che colmerò questo vuoto. Ora lo prometto anche a te.

    The Guru

    Si, infatti, hai ragione, il tuo era un raffronto nello specifico. Non conosco la traduzione cui fai riferimento; io lessi " Il giocatore" - che forse avevo 20 anni - su un testo dei primi del secolo scorso, quasi da collezione, preso dalla biblioteca di famiglia. Ovviamente, la traduzione è basilare.

    Venendo a " I fratelli Karamazov", ricordo perfettamente di averlo letto a Firenze, dove mi trovavo ospite di un amico, a due passi da Ponte Vecchio, al tempo dell'università. Malgrado la mole, lo mandai giù quasi senza pause; mi fermai solo per la fisiologia. Sebbene abbia sempre avuto una lettura velocissima, ricordo, ci impiegai circa 30 ore. A distanza di tanto tempo, ed anzi forse proprio per il tempo passato, mi si è andata sempre più rafforzando l'idea che Dostoevskij abbia scritto quel libro in una specie di ebbrezza sacra. Ivan Karamazov, il "pazzo" Ivan, poi, è diventato un mio amico personale e del tutto reale; la nobiltà di questo personaggio può trovare paragone solo in Amleto. Quando leggerai il libro, sono certo capirai perché parlo così. Come già ho scritto, nulla, nella letteratura di ogni tempo, salvo il miglior Shakespeare, si avvicina alla grandezza di questo romanzo. Che peccato che questi tesori rimangano, di fatto, sepolti.

  16. Un grazie a Gastardo per la sollecitudine; la sua idea di sottoporre la scelta della titolazione a chi ne interessato, mi pare del tutto condivisibile.

    Altro grazie a Tonino per la sua proposta; anche se, nel caso del titolo da lui suggerito, l'oggetto dell'azzardo è del tutto diverso. Nell'aver a che fare con le Ubalde, non azzardano mai le medesime; ma quegli incatuti che ne ignorano il " rischio di rovina".

    Ulteriore grazie a Theguru per la sua condiderazione, dalla quale colgo spunto per una correzione. Affermare, come ho fatto, che Dostoevskij sia insuperabile, è una forzatura. Per asserire che lo sia, infatti, avrei dovuto disporre della macchiuna del tempo, ed avere conoscenza di ogni libro scritto da ogni scrittore a venire, fino al giorno del Giudizio. Verissimo è che " Il giocatore" fu uno ( dei tanti) romanzi del buon Fedor scritti sono il morso della fame; e posso anche esser d'accordo sul fatto che, nello specifico, cercando un paragone con " Gioco all'alba", il giudizio sarebbe alla fine, forse, solo una questione di gusto. Alla stessa stregua, posso però affermare, consapevole che difficilmente possa essere smentito in modo argomentato, che fin adesso nessuno è stato capace di scrivere qualcosa di paragonabile a " I fratelli Karamazov " ( romanzo che fu condiserato da Dostoevskij stesso il suo capolavoro. " Delitto e castigo ", certamente immenso, è centrato - prevalentemente - sui temi della colpa e della giustizia; anche se la trama si allarga nella teologia e nella politica. Ma Rodion Raskol'nikov non raggiunge le vette - o se si preferisce, non spalanca gli abissi - di Ivan Karamazov. Il solo personaggio che potrebbe stargli alla pari in tutta la produzione culturale occidentale - è, forse, Amleto, il dolce principe.

    A queste altezze rarefatte, Schnitzler non si avvicina.

  17. E’ un piacere parlare con te, J-J; così come lo è con chiunque – in qualsiasi modo la pensi di qualunque cosa – sia consapevole che la capacità di relativizzare il proprio punto di vista è la conditio sine qua ( ma si può anche usare “condicio” ) per la correzione dell’errore e l’avanzamento nella conoscenza.

    Ebbene, si, direi proprio che il tema conduttore da te indicato potrebbe essere appropriato. In effetti, non so se lo hai fatto consapevolmente ( ma in ogni caso il risultato è il medesimo ), il termine da te scelto, per definire il gioco d’azzardo, demone, ha una pregnanza tale da portate oltre la semplice metafora. Le pulsioni, infatti, che poi determinano sul piano della condotta e delle abitudini la passione per l’azzardo – spesso spogliandolo persino dall’aspetto ludico – hanno qualcosa di ciò che – nel corso della storia, fino ad oggi, sia pure con approcci diversi – è stato definito demoniaco. Visto che hai scelto questo specifico taglio, vorrei chiederti se hai mai letto un libro che – anche se considerato a torto minore, rispetto ad altra produzione dello stesso autore – getta una luce chiara quanto spietata dentro la mente del giocatore d’azzardo ( quello vero e radicale; quello che perde il lume della ragione; non certo di chi gioca per diletto). Mi riferisco a “ Il giocatore”, di quell’insuperabile genio che fu Fedor Dostoevskij. E’ un romanzo breve, serrato, e straordinariamente interessante, anche per chi è estraneo al tema.

    Come metodo, proporrei quello classicamente dialettico; si pone un tema, e se ne discute. Tuttavia, a differenza della dialettica platonica, per diverse ragioni mi pare qui più opportuno che il ruolo del maieuta non sia a carico di uno solo dei partecipanti; anzi, sarebbe più stimolante e produttivo che, nella misura del possibile, le parti fossero scambiate.

    Quanto al numero dei partecipanti, hai ragione: la quantità è irrilevante: Ma anch'io avevo ragione nel dire che la discussione sarebbe stata affollata come una riunione condominiale in un pianerottolo. Se certe cose interessasero, è evidente che queste troverebbero posto - anche se magari entro certi limiti - nella comunicazione di massa. Meglio far calare un pietoso velo... Ma, in fondo, trovo giusto che sia così. Ognuno decide come gli pare; sia che decida davvero con consapevolezza, e ponderatezza; sia che non.

    Per finire, concordo che la titolazione della discussione va cambiata; mi rivolgo, pertanto, a Gastardo, il quale, forte dei suoi potenti mezzi, potrebbe sostituire la titolazione attuale con ( dimmi se ti va bene) “ Gioco d’azzardo: consapevolezza e responsabilità”.

    Ciao.

  18. Per J-J,

    Da quando il compianto Daisetz Taitaro Suzuki scrisse gli insuperabili “ Saggi sul Buddismo Zen “, dello stesso, in occidente, è stata fatta carne di porco. Si passati da “ Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta “, via via fino allo zen e l’arte di dimenare le chiappe in discoteca. Ad un rapporto tra lo zen ed il gioco d’azzardo, però, non ci si era ancora arrivati. Lo zen è una Tradizione sacra, J-J. Da quando Bodhidharma, nel 5° secolo, portò il Mahayana in Cina, e dopo che, bagnatosi questo nel Taoismo, sbocciò quella straordinaria gemma che è il Chan ( Zen ), le più grandi menti d’oriente – e, per il vero, alcune anche d’occidente – hanno sacrificato per intero e senza residuo le loro vite a questa disciplina. Lo zen dei nostrani fricchettoni con la pancia piena; o degli hippyoidi fuori stagione; o degli acidi avanzi di ideologie morte che – avendo visto svanire il sogno di un impossibile paradiso in Terra – sono andati a profanare dottrine di cui non sono degni neppure di pronunciare il nome; o lo zen cashmerato dei salotti chic; tutto ciò non ha alcun punto in comune con lo Zen di Huang-Po Lin-Chi, di Dogen, ecc.. Le cose dell’altro mondo sono a nostra portata anche in questo mondo, se davvero le cerchiamo. Ecco, avere il privilegio di visitare come “uditore” un tempio zen – che secondo me è il solo modo per sentire il “sapore” dello zen – è un’esperienza dell’altro mondo. Se non si può, allora non resta altro che abbeverarsi agli scritti di zenisti qualificati. Quanto alla quotidianità della vita zen, ad esempio, un saggio insuperabile è “ La formazione del monaco zen “, sempre del grande D.T.Suzuki ( Ed, Libreria Editrice Fiorentina ).

    Questo premesso, e sottolineando che nelle presenti righe non è da ravvisare alcun intento battagliero nei tuoi confronti, ti prego di chiederti se la titolazione del topic ti pare adeguata. Ti dico la mia: tra, ad esempio, “ Domenicanesimo e gioco d’azzardo”, e “ Zen e gioco d’azzardo “, io non percepisco tanta differenza. Se sono stato capace di spiegarmi, non è che non si possa parlare di zen ( o di yoga, o sciamanesimo, ecc..), se ne è il caso; ed anche diffusamente, sempre se ne è il caso ; ma, porre quasi come un “ a priori” un rapporto tra una qualsiasi di queste Tradizioni ed una cosa dl tutto profana come il gioco d’azzardo, tanto da titolargli un topic, mi pare non quadri.

    Questo nostro discorso era nato da una tua domanda su ciò che avevo definito, con riferimento alla filosofia, “ addestramento mentale”. Ovviamente, lo sviluppo di questo tema, può portare ad attingere a campi e discipline disparate; tuttavia, confido tu sarai d’accordo, bisognerebbe cercare di mantenere il filo conduttore.

    Pubblicare i risultati del tuo esperimento, oppure parteciparmene in forma privata è una scelta che lascio a te. Da quello che vedo, questa sezione interessa a poco più di tre gatti, a parte delle sporadiche visite. Per me va bene così. Vorrei però sapere cosa pensi delle mie considerazioni d’apertura.

    Ringrazio qui l’ottima Jolly28 (..Tranquillizziamo il buon Satori..) per la sollecitudine mostrata. E’ però questo il caso, pur accettando ed apprezzando ( sic!) l’intenzione, d’un obbligatorio declino. Se dovessi tranquillizzarmi ancora oltre la tranquillità che già rasserena le mie giornate, passerei il tempo o a ronfare, oppure perduto in qualche nirvanico Paradiso.

    Quanto all’opportunità d’un moderatore, mi mantengo realista. Ancora stamane ho assistito in farmacia ad una quasi scazzottata tra un farmacista ( che sembrava uno di quei cadaveri che in tv reclamizzano i dentifrici) ed un tizio, non si sa di quale parte del mondo, che pretendeva che il primo parlasse la sua lingua.

    :ciao:

    p.s.

    ( Mi auguro che il tuo amico sapesse ciò che stava facendo. La deprivazione sensoriale può scatenare l’emersione di materiale dell’inconscio profondo; e questa può destabilizzare in modo drammatico l’assetto psichico)

  19. hahaha! bellissimo il gioco di parole B)

    comunque penso sia il caso a questo punto, di aprire un topic diverso e con un titolo specifico, dove continuare ad affrontare i temi di "logica" e "dialettica" ed eventualmente discutere dei nostri esperimenti di deprivazione sensoriale.

    Lasciamo che in questo spazio resti la sigaretta come unica protagonista.

    Buon J-J,

    l’esperimento da me suggeritoti, e la deprivazione sensoriale sono cose del tutto diverse. Nelle vasche di deprivazione - diversamente definite anche “camere di Lilly”, da John Lilly, che per primo mise a punto tali dispositivi ed effettuò esperimenti ( Lilly fu anche uno dei maggiori conoscitori di delfini, dei quali studiò il linguaggio) – accade l’esatto contrario di quanto nell’osservazione del respiro. Nel primo caso, cosa che si deduce anche dalla definizione stessa, il mezzo è fisico ( una vasca, o qualcosa di analogo), ed i canali sono, anche se in negativo, i sensi fisici. Nel secondo, il mezzo è quanto di più immateriale si possa concepire: l’attenzione; e l’ambiente, qualcosa di ancora più inafferrabile: la mente. Per tacere che la fenomenologia dei due casi ha pochi punti in comune. Salvo nel caso la deprivazione non sia usata da chi è già esperto di pratiche meditative. Ma questo ci porterebbe molto lontano.

    Riferendomi ora ad un eventuale nuovo topic, mi pare sia ciò che ha suggerito Gastardo. Ieri ho proposto, per questo eventuale topic, la presenza di un moderatore che avesse sia interesse verso questi temi, sia, al contempo, una capacità di distacco tale da dirimere inevitabili ( perché inevitabili saranno) controversie; e, soprattutto, da stemperarne i toni prima che si sconfini nel tamarrume. Ci si sorprenderebbe nell’apprendere di eminenti e titolatissimi professoroni con gote infiammate, sguardo assassino, vene craniali gonfie come labbra di fatalissime, sciammannare come posseduti in dispute su temi non meno evanescenti di quelli sul sesso degli angeli. Fidati, J-J, un moderatore come quello da me descritto è indispensabile. Uno, insomma, capace di sussistere in stato-Valium, pur senza averne assunto. Poi c’è da sentire quanto in merito ha da dire l’ottima Jolly28; visto che ieri mi è sfuggita una cosa da lei detta, cosa che, sciaguratamente, persiste nello sfuggimento ( o sfuggitezza?)

  20. Scusa Satori

    forse ti è sfuggito, avevo proposto-imposto di tornare in topic

    altrimenti rischio di interrompere la mia astinenza (da nicotina)

    grazie

    Continua a sfuggirmi quello che tu dici che mi è già sfuggito. Se non comprenderò cos'è, continuerà a sfuggirni ancora. Ho capito solo che questa sfuggenza ( o sfuggimento ) mette a repentaglio la tua astinenza ( da nicotina). Mi sento in colpa. Dimmi come rimediare.

  21. Ho un figlio autistico

    per poterlo far ricoverare in una " casa famiglia " ho dovuto:

    andarmente da casa

    togliere la residenza

    risultare senza reditto

    senza questi requisiti la cosa non sarebbe stata possibile

    ho dovuto vedere mio figlio prima che si liberasse il posto in comunità come un ladro di nascosto

    senza parlare del seguito

    Le cose bisogna viverle sulla propria pelle , la solidarietà è buona per i giornali , per i dibattiti televisivi, per 16 anni io e mio mogli siamo stati agli arresti domiciliarl, se usciva lei non uscivo io, nessun parente ci invitava, nessun parente veniva a trovarci e terminò qui .

    felicità

    Quello che hai scritto conferma - per la ennesina volta - l'insuperabile saggezza dei proverbi popolari. Uno delle mie parti, tradotto, dice: " I beni e le pene, chi le ha se le tiene". Nel suo cinismo e realismo, tuttavia, questa amara constatazione patisce delle importanti eccezioni. La principale di queste è - nel suo significato autentico ed originale - la compassione, che vuol dire " condivisione della sofferenza". Ti prego di credere, caro Umberto, che condivido con te questa pena. Ma, se questo mondo non fosse carico di pene, se ognuno non avesse una croce da portare, con tutta evidenza, vivremmo in un mondo perfetto; mentre, la natura di questo mondo è l'imperfezione e la sofferenza. Un giorno sapremo perché è così.

  22. Non sono d'accordo quando fai distinzione tra caso Fiat e tutto il resto

    mentre tutto questo è specchio dei nostri tempi

    Allora ho del tutto equivocato quanto hai scritto nel tuo penultimo post. Stando così le cose, riconfermo quello che ho postato in precedenza, sottolineando che non c’è alcun nesso causale tra la FIAT ( Marchionne; o chiunque si avvicendi di volta in volta nei panni del cattivo) e la sciagura occorsa a Bologna. Però è vero che un nesso può essere trovato; ma è un nesso ideologico.

    Avevo scritto che non sarei tornato sull’argomento su questo topic; l’ho fatto solo per non creare l’equivoco che ha avuto luogo ieri sera.

    :ciao:

  23. ma tu prova, e toccherai con mano.

    Questa è la prima parte dell’esperimento. Più tardi, se proseguire ti interessa, ti proporrò la seconda; che secondo me è altrettanto scioccante.

    Questo esperimento mi ricorda un po' la descrizione che la mia JJgirl mi faceva delle sue sedute di meditazione..

    Ma adesso non vorrei confondere fischi per fiaschi.

    La frenesia di questi giorni mi impedisce di affrontare la cosa con la dovuta serenità, gli unici momenti tranquilli per me arrivano solo a tarda sera quando la stanchezza e tanta che rischierei di addormentarmi senza neanchea accorgermi del mio teatro interiore (forse solo il culo di peppina..)

    Quindi mi riprometto di provarci in un momento più idoneo e quindi ti chiederò di descrivermi, se lo vorrai, la seconda parte.

    Grazie

    :ciao:

    Ciao J-J,

    da quello che scrivi mi par di capire che la tua zita potrebbe aver praticato anapana-sati, che è un esercizio facente parte della disciplina buddista. Tuttavia, non si tratta di qualcosa di esclusivamente buddista; in una forma o nell’altra si trova in pressoché tutte le Tradizioni della Terra, e, in sé e per sé, si presta ai più svariati utilizzi. Si, può andare dalla pratiche spirituali, appunto, al moderno addestramento delle spie – finalizzato ad ingannare la cosiddetta “macchina della verità” -, ad esperimenti di neurofisiologia e di psicologia cognitiva, a sconsiderate e pericolose sperimentazioni personali. In quest’ultimo caso, la pericolosità dipende dalla mancanza di criteri orientativi ed di una guida.

    Nel nostra caso, si tratta solo di una del tutto episodica applicazione di questa universale tecnica di “ingegneria mentale” finalizzata allo scopo minimale di mostrare - direttamente e senza intermediazioni verbali – lo stato di pietosa anarchia nella quale spende la propria vita la mente non disciplinata ( quel chiacchiericcio perpetuo nelle nostre teste, quegli ininterrotti dialoghi interiori che non ci lasciano un solo attimo, e dei quali non ci si accorge nemmeno, ecc..). Mi sono permesso di proporti questo esercizio solo perché – in riferimento alla richiesta da te fattami – era uno tra i modi più diretti per una verifica personale ed indubitabile. Allorquando troverai il tempo per un’esperienza diretta, capirai da solo perché una mente in quello stato può produrre risultati solo limitatissimi. Un po’ come se al volante di un’auto, sgomitassero per contendersi i comandi decine ( per essere ottimisti) di persone. Solo una volta capito davvero questo, direi nel concreto, può aver senso parlare di addestramento mentale; premettendo, per sgombrare il campo da equivoci, che non mi riferisco per nulla a speciali pratiche meditative.

    Quanto alla – così chiamiamola – seconda parte, se appena ti fidi di me, non potresti apprezzarla se non dopo aver metabolizzato la prima. In effetti, questo secondo esperimento è molto più semplice del primo, ma proprio per questo rischia di perdere il suo potere rivelatore se non preceduto dal primo.

    Fammi sapere.

    Non c'è problema a inziare qualunque tipo di discussione filosofica purchè si rimanga in tema con il titolo della discussione stessa.

    Qualche divagazione è comunque sempre tollerata, ci mancherebbe altro ma è sempre bene poi ritornare al tema giusto per dare un po' di ordine e aiutare chi legge a trovare le informazioni.

    Suggerirei tuttavia di mantenere come sfondo il gioco d'azzardo e quindi, come suggeriva già theguru, di utilizzare la già presente sezione "Cultura e gioco d'azzardo".

    Nel caso in cui il gioco d'azzardo non c'entri nulla allora di postarle nella sezione "off topic".

    Vorrei ringraziare Gastardo per la sua disponibilità e apertura mentale.

    Francamente, riconoscendo i miei angusti limiti organizzativi, suggerirei che qualcuno, fra quelli direttamente od indirettamente interessati alla sezione ( sempre che qualcuno ci sia, oltre a Jolly28 a J-J, a TheGuru ed a me ) se ne facesse carico. Oltre a questo, mi pare che sarebbe davvero opportuna la presenza di un moderatore ( mi si conceda il gioco di parole) particolarmente presente e moderante. Perché dico questo? Qui mi permetto di sottolineare che le idee sono solo strumenti, sono solo mezzo a fine. Purtroppo, l’essere umano ha una tendenza innata ad innamorarsene; capovolgendo così il normale rapporto tra queste ed il nostro intelletto. E, rendendosi in tal modo schiavo di esse, perverte la finalità e la dignità dell’intelletto. Questa perversione si chiama Ideologia.

    E’ questo che dovrebbe servire l’opera di un moderatore presente e moderante; a ricordare – nel caso – che scopo della ricerca non è la difesa, come che sia, di un sistema di idee o di un punto di vista, ma la riconosciuta supremazia di ciò che Platone definì “ il Vero, il Bello, il Giusto”. Anche se questo dovesse richiederci, nel corso della ricerca di frantumare un sistema di idee o un punto di vista.

  24. Ho capito, anche se non ho capito l'incrocio di risposte

    E non sono affatto d'accordo.

    Le sofferenze della gente povera fuori, sono diretta conseguenza delle azioni/non azioni della gente povera dentro, talmente vuota, da dover riempire quello spazio solo col proprio ego

    E aggiungo che questi episodi, queste nefandezze, queste crudeltà hanno un senso se possono far nascere una riflessione che magari ci porti a cambiare atteggiamento ed essere più attenti agli altri.

    Altrimenti questi commenti restano come epitaffi inutili, su una piccola tomba

    Strano caso! Se sei stata tu a scrivere: " Le sofferenze della gente povera fuori, sono diretta conseguenza delle azioni/non azioni della gente povera dentro, talmente vuota, da dover riempire quello spazio solo col proprio ego"

    , non potrei essere più d'accordo. Ma se è così sorge un vero problema: se io sono d'accordo con te ( nello sprecifico), come può essere che tu non sia d'accordo con me?

  25. ".. scusa Satori, la qui presente Jolly non ti segue

    perché mi hai risposto due volte?

    e quest'ultima risposta è forse in relazione all'altro 3ead?"

    Ti chiedo scusa io, due volte. La prima per essermi precedentemente rivolto a te al maschile; mentre mi accorgo adesso che sei di genere femminile. La seconda, per questo mezzo pasticcio d'aver postato qui, riferendomi ad un argomento iniziato in altro thread. A mia parziale discolpa, rilevo che avevo ti lasciato un massaggio per avvertirti di questo spostamento, nel thread di Sognatore; indicandotene anche la ragione.