Cultura del gioco d’azzardo: un viaggio intorno al mondo

Amuleti, dadi, carte e simboli portafortuna usati nel gioco d’azzardo in diverse culture del mondo.

Il gioco d’azzardo non è solo matematica e probabilità: è un concentrato di riti, superstizioni e gesti scaramantici che cambiano da Paese a Paese. Dai numeri fortunati ai colori portafortuna, fino agli amuleti improbabili, il giocatore medio è spesso convinto che un gesto o un oggetto possa spostare il destino. E se non funziona… beh, almeno ha una scusa pronta. Ecco un giro del mondo tra le superstizioni più curiose legate al gioco.

Cina: simboli, colori e divieti

La cultura cinese è un manuale vivente di simbolismi legati alla fortuna. Ogni colore, numero o gesto ha un significato preciso.

  • Rosso e numero 8: il rosso è sinonimo di prosperità, e l’8 è considerato il numero più fortunato perché la sua pronuncia (“bā”) ricorda la parola “ricchezza”. Non è raro vedere giocatori indossare qualcosa di rosso o cercare l’8 ovunque. Il numero 4, invece, è bandito: la sua pronuncia (“sì”) suona come “morte”.
  • Non contare le vincite: contare il denaro durante il gioco è visto come un invito alla sfortuna. In redazione c’è chi, pur non essendo cinese, non conta mai le fiches a poker… per scaramanzia o per non farsi venire un attacco d’ansia.
  • No ai libri: “shū” (libro) suona come “perdere”, quindi niente letture o libri in tasca quando si gioca.

Stati Uniti: superstizioni da film

Gli USA hanno importato scaramanzie europee e le hanno rimescolate in salsa hollywoodiana.

  • Soffiare sui dadi: gesto iconico reso celebre dai film, oggi quasi folcloristico ma ancora visto nei tavoli da craps.
  • No alle banconote da 50 dollari: considerate portatrici di sfortuna e di bancarotta. Perché? Nessuno lo sa di preciso, ma meglio non rischiare.
  • Macchine e tavoli “caldi” o “freddi”: se il tavolo sembra vincente, si riempie; se è “freddo”, si svuota. Un esempio di psicologia applicata al portafoglio.

Italia: amuleti e folklore

In Italia la scaramanzia è praticamente un’arte nazionale, e il gioco non fa eccezione.

  • Il gobbo: un tempo si credeva che toccare la schiena di un gobbo portasse fortuna. Oggi è ovviamente una pratica fuori moda (e poco elegante), ma il simbolo rimane in miniature o statuette.
  • Il corno portafortuna: piccolo corno rosso, spesso in corallo o metallo, nato nell’antica Roma per scacciare il malocchio. Ancora oggi è un must, soprattutto per chi “non ci crede… ma non si sa mai”.

Giappone: etichetta e fortuna

In Giappone la fortuna è legata anche al comportamento, e non solo agli oggetti.

  • Gambe incrociate: evitarle mentre si gioca, perché simboleggiano un “incrocio” che blocca la buona sorte.
  • Fischiare: già considerato maleducato in pubblico, nel gioco si pensa che allontani la fortuna. Meglio trattenersi, anche se esce un tris d’assi.

Regno Unito: portafortuna discreti

Gli inglesi sono meno appariscenti in materia di superstizione, ma qualche abitudine persiste.

  • La moneta fortunata: un vecchio penny o una moneta ricevuta in un giorno speciale, tenuta in tasca per tutte le puntate importanti.
  • Zampa di coniglio: retaggio celtico oggi un po’ fuori moda, ma ancora custodito da nostalgici irriducibili.

Conclusione

Che sia un corno rosso, un penny o il divieto di incrociare le gambe, le superstizioni nel gioco d’azzardo sono la prova che il giocatore non si affida mai solo alla fortuna… ma anche a un pizzico di magia personale. E la prossima volta che vedete qualcuno soffiare sui dadi o indossare qualcosa di rosso, saprete che sta chiamando la fortuna. O almeno ci sta provando.