Kalel

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messaggi di Kalel

  1. JJ, la pubblicazione su riviste autorevoli è uno dei metodi di divulgazione, un altro sono le conferenze, ma non fissiamoci sul mezzo bensì sul metodo: infatti è quello che ho scritto dopo che è importante e cioè la condivisione e lo scambio delle informazioni fino all'accettazione o respingimento.

    Non sapevo di quel commento ai Wright ma, se ripensiamo a come funziona il metodo, mi sembra del tutto lecito. Sappiamo che spesso le nuove teorie sono osteggiate ma poi, sulla base di dimostrazioni e fatti, non si può che accettarle (fino a nuove scoperte).

    Riguardo all'analogia che hai fatto con le agenzie di rating, non è proprio la stessa cosa a meno di non immaginare che non uno ma 3, 5, 10 centri di ricerca sparsi nel mondo, vengano corrotti per dire o non dire qualcosa... mi sembra un tantino improbabile.

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  2. Satori, quando scrivo "mostrare alla comunità scientifica" significa (e sono sicuro che lo sai) pubblicare su riviste autorevoli come "Scientific American" o "Nature" o altre riviste dedicate ai rispettivi settori scientifici.

    Una volta pubblicato un articolo, tutti gli scienziati di quel settore ne vengono al corrente, i centri di ricerca lo studiano, tentano di riprodurre il fenomeno (o cura o quel che è) e pubblicano i propri risultati (sempre sulle stesse riviste) che confermeranno la cosa o ne troveranno i difetti.

    A questo punto, lo scrittore originale farà eventualmente una nuova pubblicazione con la correzione del metodo o portando nuovi elementi,e così via in un processo di raffinazione che dovrebbe portare all'accettazione della proposta o al suo respingimento che (preciso) a volte è una sospensione del giudizio per mancanza di prove e non una vera e propria confutazione.

    Quindi essere accettati dalla comunità scientifica significa passare le prove e analisi fatte da centri di ricerca terzi.

    Riguardo ai casi che hai portato, non ho (ancora) approfondito ma ti chiedo una cosa: hai letto le motivazioni ufficiali al respingimento delle proposte? Spesso si leggono cose del tipo "non ha trovato alcun riscontro nei fatti".

  3. la derisoria negazione aprioristica dei duri e puri del fisicalismo riduzionista segna il limite preciso tra il vero metodo scientifico e il telebanesimo reazionario e baciapile

    Caro Satori, mi trovi d'accordo sulla tua affermazione ma, mi sembra, che anche Prof la pensi nello stesso modo.

    La negazione "a priori" è ovviamente una violenza dell'intelletto nonché segno di stupidità di chi la sostiene.

    Tuttavia, come dico sempre (e anche qui mi sembra che Prof sia in sintonia) l'onere della prova sta a chi afferma.

    Allora se ci sono studiosi, scienziati (anche non ufficiali) che hanno prove di qualcosa, basta che le mostrino alla comunità scientifica per ottenere ragione e gloria, ammesso che la loro dimostrazione passi i criteri del metodo scientifico, unico (per ora e sicuramente perfezionabile) strumento a nostra disposizione per determinare se qualcosa è oggettivo e non ad es. casuale.

    Tu mi dici che ci sono certi scienziati che "a priori" negano o non considerano certi risultati. Detta così sarebbe sicuramente una cosa negativa, tranne se la materia di cui parlano non sia stata già dimostrata fallace. In effetti se si presenta un lavoro che poi risulta sbagliato nel metodo o nei test, poi la fiducia comprensibilmente cala, anche se, a mio parere, una porta andrebbe sempre lasciata aperta.

  4. Giusto per puntualizzare, visto che è stato citato varie volte, alla fine del documento postato da Tonino c'è una sezione "Commentary" scritta da un professore e ricercatore di biomatematica dell'università di Washington, dove ci sono una serie di indicazioni circa alcuni problemi e aspetti oscuri descritti nell'articolo.

    Contrariamente a quanto si possa pensare, questo scienziato non mette al rogo né deride gli articolisti ma evidenzia i punti carenti ed esorta a migliorare i test in futuro.

    Il metodo scientifico, come Prof ha esaurientemente spiegato, funziona così.

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  5. Se i numeri sono generati da un computer, allora sono pseudo-casuali e quindi ciclici: dopo un tot, si ripetono.

    La "bontà" del software sta nella lunghezza del ciclo: diversi anni fa, le funzioni base dei linguaggi di programmazione avevano un ciclo lungo qualche decina di migliaia di numeri (con le prevedibili conseguenze).

    Oggi i linguaggi più evoluti usano normalmente funzioni con un ciclo di lunghezza nell'ordine di 219937 che vanno bene ad es. per fare simulazioni attendibili.

    Se invece servono numeri "realmente" casuali (ad es. nei Casinò) allora si usano strumenti fisici (sensori meteo, dispositivi quantistici, ecc.) per "leggere" numeri che provengono dalla Natura quindi privi di ciclo.

  6. una sequenza di 6 colori seguita da una di 3 colori opposti a me non sembra un caso estremo.. non più di una alternanza "vivace" di rosso e neri come hai portato nel tuo esempio

    P(6-3) = 2*(1/2)6*(1/2)3 = 0,0039 = 0,39%, cioè 1 caso ogni 256 tiri circa.

    Le combinazioni di 9 colpi "miste" sono almeno 100 volte più frequenti.

    2*(1/2)6*(1/2)3 = 2*(1/2)9

    che è la prob. di 2 qualunque sequenze di 9 colori prefissate (eventualmente la principale + la speculare), quindi l'osservazione di jackjoliet mi sembra corretta.

  7. Qualcuno ha mai veramente contemplato la propria morte? Il punto 0 dell'esperienza, il vuoto senza pensieri e senza immagini; il senza inizio e senza fine; eppure colmo della assoluta e infinita trasparenza della coscienza...

    [...]

    la vostra testa è infestata da uno sciame di incotrollabili ed inarrestabili parassiti: penseri che rimandano ad altri pensieri, immagini che si trasformano e si fondono con altre immagini; ricordi, volti, ecc... Ora, provate a zittire questa baraonda, e vi accorgerete che siete meno di un fuscello in una tempesta.

    Probabilmente il cervello funziona (anche così): è una continua elaborazione di informazioni che vengono dall'esterno (sensi) e dall'interno (memoria).

    Quando ci concentriamo per "zittire" questi processi, proviamo disorientamento, smarrimento (il "fuscello nella tempesta"); sono sensazioni che la mente evoca proprio (immagino) perché andiamo a rimuovere i punti di riferimento usuali: è come se ci togliessimo da soli la sedia su cui siamo seduti o come se cancellassimo le righe bianche dalla strada che stiamo percorrendo.

    Questa nuova attività però è sempre effettuata dalla nostra mente cioè è sempre un'attività del cervello: probabilmente abbiamo sostituito il processo detto sopra con un altro più concentrato in in'unica attività di "silenziamento".

    Alla fine è sempre la mente che lavora in modo diverso no?

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  8. Qualcuno ha mai veramente contemplato la propria morte? Il punto 0 dell'esperienza, il vuoto senza pensieri e senza immagini; il senza inizio e senza fine; eppure colmo della assoluta e infinita trasparenza della coscienza... Chi lo ha fatto anche per una sola frazione infinitesima di istante, non temerà mai più la morte, e la sua vita possiederà più ricchezze di quelle del'intero universo.

    Quindi è meglio la morte o la vita?
  9. Rilevi in Eriugena un paradosso. Se vi sia o meno qui non discuto; faccio solo rilevare che, anche se vi fosse, non necessariamente un paradosso enuncia una falsità;

    Bé il punto è proprio che probabilmente il monaco ha enunciato qualcosa di paradossale che non è una falsità (come dici) ma non può essere nemmeno una verità. Potremmo approfondire sulle conseguenze di affermare che qualcosa è inconoscibile ma forse serve davvero un alto post.

    cosa che invece avviene senza dubbio con lassurdità. Infatti, curiosamente non ti avvedi di una fallacia veramente ciclopica che mi hai appena postato. "...anche perché dire cosa "non è Dio" è comunque una affermazione...", che, più che un paradosso, come dicevo, è una patente assurdità; giacché, stando a quello che hai scritto, affermare un'affermazione equivale ad affermare una negazione. Ma anche prescindendo del tutto da questo, dimmi, cosa afferma Eriugena di Dio? Il verbo affermare è transitivo, e regge pertanto un complemento oggetto o una proposizione dichiarativa. Quale sarebbe loggetto dellaffermazione di Eriugena? Provo ad anticipare la tua risposta; loggetto sarebbe la proposizione stessa Dio non conosce se stesso, non conosce ciò che è perché non è un che; in un certo modo, Egli è incomprensibile a se stesso e ad ogni intelletto giusto? Bene, ma cosa afferma Eriugena di Dio o su Dio, in questa proposizione? Afferma che non per tre volte, più lin privativo (e dunque negativo) di incomprensibile. Cosa afferma di positivo? O affermare una negazione equivale ad affermare unaffermazione?

    Affermare significa asserire (etimologicamente dal latino: "fermare" un concetto).

    La negazione è un'operazione logica che inverte il significato di una affermazione (o asserzione o proposizione).

    Posso benissimo affermare che "non piove" la cui negazione è "piove" quindi l'uso del "non" è solo un dettaglio interno all'affermazione che può benissimo negare qualcosa.

    In questo senso dicevo che anche una negazione (cioè un'asserzione che usa "non") è una affermazione (cioè una asserzione di qualcosa, positivo o negativo che sia).

    Inoltre, ti avevo chiesto come fai a sapere le cose che sai, visto che hai chiesto a me come fa Eriugena a sapere quello che sa. Io ti rimarrei davvero in debito se mi rispondessi, giacché, per quanto mi sia sforzato, io non ho mai capito come faccio a sapere le cose che so. Certo, ho letto dei libri, ho parlato con persone, ho pensato Tu sai come fai a pensare? Ok, magari un neurologo geniale ci potrebbe spiegare come funziona il cervello mentre si pensa, ci potrebbe mostrare una quantità di immagini Pet, o altre diavolerie. Ma scusa, questo non sarebbe esattamente come leggere, o parlare, o pensare Mentre guardi le Pet, e mentre ascolti le illuminate parole del neurologo, o mentre ti concentri sui suoi scritti, continui a pensare; ed esattamente stai cercando di pensare i pensieri del neurologo. Pensi il pensare; è questo che stai facendo. Bene, ma come fai?

    Io non lo so.

    Come te non ho le risposte a queste domande, potremmo solo fare ipotesi, ma il senso della mia domanda "come fa lui a saperlo?" non era diretto a scoprire come abbia fatto a scrivere quello che ha scritto (che ripeto, temo sia contraddittorio) ma a sottolineare il paradosso di qualcuno che asserisce (quindi sa o pensa di sapere) che qualcos'altro è inconoscibile, cioè che nessuno (anche lui) potrà mai sapere. Si nota meglio ora il cane che si morde la coda?

    Inoltre-bis: non dobbiamo mai scordare che pensiero e linguaggio non riproducono il reale, ma rispecchiano di esso solo ciò che è stato ridotto a simbolo. In una parola, traducono il reale una volta che lo si è sezionato entro i confini delimitati dalle classi. Ma questa operazione di astrazione non ci dà il mondo reale, più di quanto pensare o scrivere la parola acqua ci possa dissetare. Lillusione primaria consiste nello scambiare la classificazione con la cosa classificata, e poi di imprestare la trama delle nostre astrazioni al mondo reale. Partendo da questa allucinazione, luomo occidentale ha finito per credere che se una cosa non può essere misurata, circoscritta dentro il recinto di una forma simbolica, quella cosa non esiste. Una singolare forma di pazzia.

    Quello che scrivi riguardo al linguaggio è corretto ma considera che (almeno per ora) abbiamo solo quello per ragionare e scambiarci informazioni, cioè rappresentare il nostro pensiero, ecco perché va usato con cognizione di causa.

    Riguardo alla "misura" delle cose e la loro esistenza, mi piacerebbe approfondire (qui o in altro post) perché la solita affermazione del monaco credo che possa rientrare nella forma di pazzia che citi (ammesso che sia pazzia).

    PS: hai scritto che forse mancherai per un po' dal forum: spero di rileggerti presto.

  10. si può tentare di dire ciò che non è. Ed è ciò che fa Eriugena.

    Ora, non voglio portare questo thread fuori tema (magari se ne apre un altro), ma se qualcuno dice che "Dio è non conoscibile" e la si considera una verità, allora mi sembra un paradosso affermare qualsiasi cosa, sia positiva che negativa (anche perché dire cosa "non è Dio" è comunque una affermazione).

  11. le illuminate parole di Scoto Eriugena: “Dio non conosce se stesso, non conosce ciò che è perché non è un che; in un certo modo, Egli è incomprensibile a se stesso e ad ogni intelletto.”.

    E lui come fa a saperlo? :ciglia:

  12. Ho controllato le % di vincita sono superiori alla media durante i 13 colpi di gioco

    Forse non mi sono spiegato... rileggi la mia richiesta 5 post fa (il numero 257).

    Ci servirebbe vedere la statistica (su almeno 100 "sessioni" o "partite" che hai fatto) di quanti numeri hai puntato e quante volte hai vinto.

    Ad es. qualcosa tipo: in 200 "partite" ho puntato 100 volte 12 numeri e ho vinto 32 volte, ho puntato 90 volte 11 numeri e ho vinto 20 volte, ecc..

    Soltanto così scopriremo se ad es. quando punti 12 numeri riesci a vincere con una frequenza maggiore della probabilità (32,4%).

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  13. Quando sono assimmetriche ho dei ritardi che mediamente non HO come specificato ... ma a differenza delle dozzine o colonne ... quando sono identiche ossia due serie composte da 12 ,13 numeri o 14 ambedue escono a colpo anche per 3 o 4 volte consecutive l'una, alternandosi,... questo è il bello !!!

    Non sapendo come giochi, ovviamente non so di cosa parli.

    Se vuoi fare una statistica da farci vedere, le prossime volte che giochi, quando punti, segna da qualche parte quanti pieni punti e se hai vinto o perso quella puntata.

    Con almeno 100 puntate (anche se 100 è poco) dovremmo vedere se le frequenze di vincita sono vicine alle probabilità (come dovrebbe essere).