Casino Online in Europa: i 27 mercati unici

Nel variegato mondo delle normative europee, il gioco d’azzardo online rappresenta un caso da manuale. O meglio, da manuali — uno per ogni Stato membro.
La frammentazione normativa che il Rapporto Draghi individua come freno a un’Europa più competitiva trova qui un esempio particolarmente lampante. Attualmente, infatti, ogni paese gestisce in autonomia licenze, regole, tasse e limitazioni, trasformando quello che dovrebbe essere un mercato digitale in una corsa a ostacoli su base nazionale.

Un Puzzle Normativo

Nel gioco d’azzardo online europeo, ogni Stato gioca con le sue carte — e pretende che gli operatori facciano lo stesso, ma cambiando mazzo a ogni frontiera.

  • Italia: Per operare serve una licenza AAMS/ADM. Chi ne è sprovvisto, anche se in regola altrove, è fuori. Il tutto, ovviamente, con requisiti specifici e non proprio accessibili.
  • Germania: Dopo anni di tira e molla regolatori, è arrivata l’autorità centrale (GGL) nel 2021. Ma il clima resta più da casinò blindato che da free market: poche licenze, condizioni severe, e un’aria vagamente sospettosa.
  • Francia: Qui il regolatore ARJEL ha deciso che alcuni giochi vanno bene (poker, scommesse sportive e ippiche), altri no. Una scelta chiara, se non altro, ma che, ovviamente, non mette tutti d’accordo.
  • Spagna: Regole chiare e severe, tasse alte, e un mercato difficile da penetrare. Infatti gli operatori che si sono cimentati sono pochi.
  • Portogallo: Buona disponibilità di licenze e facilità di accesso alle stesse, ma le tasse alte e un mercato piccolo disincentiva gli operatori che, infatti, similmente al coinquilino di penisola, sono pochi.
  • Regno Unito: Nonostante la Brexit, resta un modello per molti: la UK Gambling Commission ha creato un ecosistema aperto e competitivo, anche se ormai fuori dalla giurisdizione UE. Peccato, sarebbe stato un buon esempio da seguire.

Una Licenza per Domarle Tutte? Magari

Il risultato di questo approccio è un quadro in cui gli operatori devono ottenere licenze diverse per ogni paese, adattare prodotti e strategie a regolamenti spesso inconciliabili, e tenere il passo con burocrazie complesse come una slot a 50 rulli e 4000 linee di pagamento.
I costi salgono, l’efficienza scende, e la tutela dei consumatori dipende più dal codice postale che da principi condivisi.

Per un settore interamente digitale, capace di offrire servizi transfrontalieri in tempo reale, il paradosso è notevole: la tecnologia corre, ma le regole restano ferme al confine. La ragione è da ricercare nella scarsa condivisione e diffidenza reciproca tra gli stati.
I giocatori del mio stato, me li tengo io e li mungo come pare a me.

Il Rapporto Draghi: Un’Europa, Tante Frizioni

Il Rapporto Draghi lancia un messaggio chiaro: per rendere l’Europa più competitiva servono meno barriere, più armonizzazione e regole condivise. Il gioco d’azzardo online non fa eccezione. La Commissione Europea ha già espresso più volte l’intenzione di uniformare le normative, ma finora senza effetti pratici rilevanti. I quadri giuridici nazionali restano molto diversi tra loro — su tutto: licenze, tasse, sistemi di pagamento, e persino su cosa venga considerato “interesse pubblico”.

Nel frattempo, le imprese innovative faticano a crescere e i consumatori ricevono tutele a geometria variabile.

Conclusione: Il Mercato Unico, Ma Non Troppo

Il gioco d’azzardo online è una delle industrie digitali più vivaci d’Europa, ma anche una delle più intrappolate in logiche novecentesche. La frammentazione normativa è oggi il principale ostacolo a un mercato integrato, capace di competere a livello globale e di garantire una protezione uniforme ai cittadini europei.

Serve una spinta decisa verso l’armonizzazione, magari iniziando da standard minimi comuni per licenze, trasparenza e protezione dell’utente. Perché se l’Europa vuole davvero giocare la sua partita nel mondo digitale, forse è ora di smettere di cambiare regole a ogni frontiera — e iniziare a distribuire le carte con un solo mazzo.

PaeseAutorità RegolatoriaTipi di Giochi ConsentitiNote
ItaliaADM (ex AAMS)Tutti (previa licenza)Licenza obbligatoria, controlli rigidi
GermaniaGGLTutti, ma con limitazioniLicenze limitate, requisiti molto alti
FranciaARJELPoker, scommesse sportive e ippicheAltri giochi esclusi
SpagnaDirección General de Ordenación del JuegoTutti, ma con tassazione elevataAccesso complicato per nuovi operatori
PortogalloServiço de Regulação e Inspeção de Jogos (SRIJ)Tutti (in teoria)Licenze disponibili, ma mercato piccolo, tassazione disincentivante
Regno UnitoUK Gambling CommissionTuttiSistema aperto, mercato maturo (ma fuori dall’UE)
Infografica: Gioco d’Azzardo Online in Europa – Un Mercato, Tante Regole

E alla fine, vincono i casinò senza licenza UE

In un contesto così frastagliato, paradossalmente, i veri beneficiari sono spesso gli operatori offshore, che pur non essendo autorizzati nei singoli paesi europei, riescono comunque a intercettare i giocatori. Lo fanno offrendo bonus più generosi, meno limiti e procedure snelle — il tutto, ovviamente, al di fuori dei controlli e delle tutele garantite dai regolatori nazionali.

Il risultato? Una concorrenza sleale per gli operatori autorizzati, e una protezione meno efficace per i consumatori. Più che un’anomalia, è il sintomo di una normativa europea rimasta a metà strada, che finisce per penalizzare proprio chi segue le regole.

La soluzione di AmmazzaCasino: il “Passaporto del Giocatore Europeo”

Ora in forma semi-seria, la redazione di AmmazzaCasino si traveste da legislatore burocrate, e, sempre super partes offre, gratuitamente, una soluzione problema.
Visto che armonizzare le normative sul gioco d’azzardo online in Europa sembra un’impresa titanica, potremmo considerare l’introduzione del “Passaporto del Giocatore Europeo”. Un documento digitale che permetta ai giocatori di accedere legalmente a piattaforme autorizzate in qualsiasi Stato membro, senza dover affrontare le complessità delle diverse regolamentazioni nazionali.
Il passaporto potrebbe attingere i dati dai vari sistemi di registrazione come Carta di Identità Elettronica implementati dai vari paesi e uniformarli per facilitare le registrazioni e la condivisione dei dati.

Naturalmente, questo richiederebbe un accordo tra le autorità di regolamentazione dei vari paesi, la standardizzazione dei requisiti tecnici e legali, e un sistema di supervisione centralizzato. Ci vorrebbe un organismo, visto che non ce ne sono abbastanza, sovranazionale, che ambisse a un’integrazione tra paesi europei al fine di adottare un regolamento comune che valichi i confini delle singole nazioni.
Un progetto ambizioso, ma forse meno complicato di quanto sembri, soprattutto se si considera che l’alternativa è lasciare campo libero ai casinò senza licenza europea.

In fondo, se l’Europa è riuscita a unificare la forma delle banane (non a raddrizzarle come dicevano gli inglesi, a tutto c’è un limite) e a fare in modo che i tappi rimangano uniti alla loro bottiglia di plastica, perché non potrebbe fare lo stesso con le licenze di gioco online?