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Fumo E Gioco D'Azzardo


Jolly28

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Io sono profondamente disgustato dal fumo di sigaretta...fa puzza, fa malissimo ed al benessere momentaneo che procura una sigaretta va di contro il benessere a lungo termine che verrà a mancare... :nono: :nono:

perché avvelenarsi??

per la cronaca (a proposito di fumo e gioco)stavo giusto aprendo un post per raccontarvi delle mie sensazioni percepite sabato sera quando di sera sono entrato in un bar per acquistare un paccho di chewingum...

Mi ha messo inquietudine l'atmosfera che aleggiava dentro quella struttura..

Gente appostata alle macchinette schierate in fila,che in modo forsennato inseriva monete.

Un fumo assurdo...sembrava trovarsi nella pianura padana

Sono stato un minuto circa, il tempo di pagare ed uscire in fretta....vestiti impregnati di fumo...nemmeno se fossi stato li un'ora... :nono:

che squallore!!!

come può ridursi così un uomo....???!

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Satori, mi scuso per aver usato questa forma per controbattere, ricambio il ringraziamento e il tuo Augurio mi fa molto piacere!!!E' bello, lo apprezzo molto.... :nono: .Davvero

Ciao Jolly28,

le tue scuse, anche se segno di buon animo, non sono dovute e neppure richieste.

Scusami, piuttosto, del ritardo nel risponderti; oggi giornata zeppa ( pure un po' zoppa) e pressante.

Ieri sera avevo cominciato a scriverti. Tutto scorreva magnificamente, quando mi sono accorto che qualcosa non quadrava. Anzi, quadrava benissimo, però tutto quanto era fuori contesto. Mi spiego. I temi che sono saltati fuori dalla sviluppo dell’argomento da te inizialmente proposto ( oggettività, soggettività, intersoggettività, rapporto tra giudizio e sfera emotiva,,ecc..), sono tra quelli classicamente filosofici. Ovviamente, ne stavo trattando in termini filosofici. Solo per “ oggettività, soggettività, intersoggettività “ ero partito da Platone, passato da Kant, e approdato ad Husserl. Jolly28, perdonami, per quanto la Forza possa essere con me ( :nono: ), per quanto la filosofia sia stata per me l’unica amante capace di superare intatta ( ed anzi sempre più seducente) l’usura del tempo, postare cose simili in un sito/contesto dedicato a cose che con la filosofia non hanno nulla a che vedere, mi parrebbe molto, molto, inappropriato. Vero è quello che tu dici, che la sezione sarebbe quella “off topic”; ma, un conto è off topiccare con le cene prenatalizie, o con auguri agli iscritti, o magari con sfoghi di qualche utente un po’ giù di corda; altro conto è affrontare temi classicamente filosofici. Infatti, per quanto si possa cercare di tradurre il linguaggio filosofico in quello colloquiale, per quanto, insomma, si possa cercare di “volare basso” ( cosa possibile, ed anzi desiderabile; il caso classico è l’insuperato Platone, mentre all’estremo opposto c’è l’illegibile Heidegger ), non si può evitare un taglio che nulla a che fare coi giochi d’azzardo. Tu mi assicuri, poi, che tutto questo non sarebbe un problema per Gastardo. Ho avuto il piacere di conoscere personalmente l’amministratore del sito. Ne scrissi subito come di persona gradevole, aperta ed attenta; scrissi pure che mi ricordava ( salvo che per il colore degli occhi) il Rimbaud del periodo africano. Ebbene, posto come verosimile che Gastardo legga tutto quanto postato, la cosa più ovvia mi pare chiedergli direttamente cosa ne pensa di ciò che qui si sta esponendo. Ossia, potrebbe dirci se gli va bene ospitare nel proprio sito una sezione che – magari di volta in volta – tratti temi vari proposti da utenti in una prospettiva filosofica. Potrebbe essere questo tuo stesso topic ( il topic é tuo e te lo gestisci tu ), o una sezione a parte. Io sarei disponibile a dare la mia saltuaria collaborazione solo a titolo di ospite; esattamente come sono ospite nel tuo topic. Gastardo, saldo nella sua saggezza, ci farà sapere cosa ne pensa. Va da sé, che chiunque – interessato o magari solo curioso – può avanzare proposte.

Francamente, mi tocca dirlo, io rimango scettico sull’opportunità di una eventualità come quella su prospettata: ma è perfettamente possibile che compia un errore di valutazione.

Venendo ora a Rajneesh, dopo averci riflettuto, ma francamente non più di tanto, ho deciso ( ovviamente per quanto riguarda me ) che non sarebbe solo inopportuno, ma persino sbagliato, affrontare in questo contesto quanto potrebbe lumeggiare i fatti legati a questo molto controverso personaggio. Cose del genere, per ragioni che ho chiarissime ( ma che non pretendo neppure alla lontana che siano altrettanto chiare ad altri), possono essere adeguatamente trattate solo in forma privata.

Un saluto a te, e a tutti.

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A me piacerebbe leggere un topic in cui si affrontano temi in prospettiva filosofica.

Il problema è che, essendo ignorante in materia (quanto studiato a scuola, credo di averlo dimenticato prima del plenilunio successivo all'esame di maturità :nono: ) a parte forse qualche domanda che potrebbe venirmi in mente, dovrei privarmi di scrivere (perché di certo scriverei delle banalità) per non provocare tachicardìe ed ipertensioni in chi invece nella filosofia vede l'amante capace di superare l'usura del tempo (come t'invidio :nono: ).

Poi tutto è possibile, magari ditemelo per tempo così vado a rispolverare i libri del liceo.

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La filosofia, buon J-J, credimi sulla parola, non ha nulla a che vedere col filosofese; ossia con quel mondo cattedratico fatto di puzza a naso e linguaggi incomprensibili. Se prendi in mano un qualsiasi testo di Platone, puoi anche avere le terza elementare, capisci tutto ( almeno per quanto ti permette la tua intelligenza). Se prendi in mano un libro di quelli che io chiamo "filosofi da tavolino", devi prima passare attraverso almeno tre specialisti che, a piramide, spiegano quello che il "maestro" intendeva dire. Questa non è filosofia; è onanismo misto ad assassinio. Ad essere assassinato è il tempo di chi deve per mestiere leggere queste cagate. I veri filosofi spiegano; i filosofi segaioli debbono essere spiegati. Vero però rimane che per fare buona filosofia, occorre un certo addestramento, ed una agilità mentale che è frutto di applicazione; come, cosa ovvia, per ogni disciplina. Ma, soprattutto, occorrono due cose; la prima è la dimestichezza con la logica ( intesa come disciplina); la seconda è una profonda consapevolezza dell'abisso di ignoranza che ti si dischiude ad ogni minimo passo avanti. :Sapere di non sapere , fece dire Platone a Socrate; e questo porta dritto alla prima di tutte le virtù: l'umiltà.

Modificato: da Satori
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Ogni occasione, ogni contesto in cui la cultura (la "c" può essere minuscola o maiuscola) viene messa al centro dell'attenzione, mi può vedere solo favorevole.

Se non erro (visto il frastuono presente alla cena di Ammazzacasino), Satori mi disse che era sorpreso che in una cena in cui si aspettava di parlare solo di bonus, slot e roulette, si fosse ritrovato a parlare di Dio e di Fede con "uno sconosciuto" (nel caso specifico, il sottoscritto).

Continuo a ritenere il forum di Ammazzacasino, una comunità virtuale (ma neanche tanto) in cui si possono affrontare varie tematiche.

Sarà la democrazia del forum a dire se interesseranno o meno spunti differenti dallle strategie di gioco dei casinò online.

Esiste una sezione "Casinò e cultura" che si potrebbe rivitalizzare.

Nessuno si deve spaventare: per fortuna, filosofia non è solo Heidegger, Hegel o Eraclito, ma comprendere qual è il modo in cui tuo figlio vuole tenere la tua mano quando te la stringe.

The Guru

Inoltre:

Noi siamo diversi, noi siamo quelli di Ammazzacasino

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Ecco Satori,si può fare , si può argomentare.Non disturbiamo nessuno.

Sempre di "speculazione" si tratta.

Ma per chi è interessato , forse sarebbe meglio usare termini meno "tecnici"

Che ne dici?

Jolly28, ben trovato,

ne dico secondo quello che ne dirà – dopo aver consultato il nume degli amministratori di sito – l’ottimo Gastardo.

Nel caso dovesse dare il suo benestare, trattandosi di una sezione molto sui generis, mi parrebbe idea motivata dal semplice buon senso vergare poche e chiare regole di partecipazione. Ma sviluppare questo punto appare prematuro. Plaudo certamente all’idea di semplicità. Sebbene, questa non deve essere confusa ( parlo in generale e di proposito alla grossa) con banalità e piattezza. Se il punto di partenza, ma anche il percorso ed metodo, sono l’argomentare – uso di proposito il termine da te proposto - occorre che questo si sviluppi secondo regole certe ed extraindividuali. Parlo delle regole della logica. Ma qui nasce un problema. Se, a titolo di esempio, nel corso del proprio argomentare un pertecipante commette senza accorgersene degli errori nell’uso di queste regole, e tali errori portano a conclusioni indiscutibilmente errate, all’interlocutore – o agli interlocutori – non rimangono che due vie: o gli si fanno notare questi errori nei termini del linguaggio ordinario, oppure ( nel caso fosse refrattario alla correzione) potrebbero tentare di spiegargli la cosa nei termini specifici della Logica. Ma, se l’errante non è stato capace di correggersi con un approccio semplice, che speranza c’è con un approccio complesso? Tu lo vedi X che dice a Y: “ .. la tua conclusione è insensata perché al punto “p” non hai usato correttamente le regole del calcolo proposizionale” ? Oppure: “ … i connettivi vero-funzionali che compaiono nella tua proposizione “ p1” non rispettano le regole..ecc..”? Una cosa del genere sarebbe un delirio; eppure non ci sarebbe altro modo per far intendere a Y che sta davvero sproloquiando senza accorgersene. Ci sarebbe invero una terza alternativa; ma sarebbe troppo radicale…

Questo mi pare uno scoglio difficile da superare. La dialettica ( e qui di nuovo parlo in generale) è troppo spesso confusa con la capacità di difendere il proprio punto di vista screditando la persona dell’interlocutore, oppure arrampicandosi forsennatamente sugli specchi; senza il minimo interesse reale per gli argomenti dell’altro. Basta guardare le subumane e sguaiate contese di tanti galli e galline in tv.

La dialettica vera è frutto – come ho scritto in altro post – di addestramento mentale e conoscenza di regole; tutto finalizzato a cogliere – per quanto possibile agli umani – la Verità. E qui torno ancora a Platone; supremo maestro di dialettica.

Non so se condividi le mie perplessità; a me paiono motivate. Si può essere e mantenersi semplici nella semplicità. Ma che fare con gli stolti, se persino Gesù – che pure seppe resuscitare i morti – nulla poté con essi ?

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Satori, come dovrebbe essere svolto questo addestramento mentale di cui parli? occorre uno studio specifico (testi letterari) o basterebbe dialogare spesso con qualcuno già "allenato"? esistono degli esercizi?

Lo spunto che hai dato secondo me è ottimo (in effetti non sono sicuro che tu volessi dare un spunto :ciao: ), mi riferisco alle difficoltà che troppo spesso incontriamo nel tentativo di spiegare idee e i pensieri ai nostri interlocutori.

Più volte ho sbattuto contro questo scoglio e ho visto la persona davanti a me capire (spesso in buona fede) l'esatto contrario di quanto io intendessi dire.

Non consideriamo poi quello che può succedere nei forum, dove in assenza di sussidi quali il timbro della voce, il linguaggio del corpo e il gesticolare, l'unico mezzo che abbiamo per comunicare è la parola scritta.

A me piacerebbe confrontarmi su questo campo, se non altro solo per rendermi conto di quanto io possa essere capace o meno, ad argomentare un discorso secondo i criteri di logica e dialettica.

Ovviamente sarei grato a tutti coloro i quali mi facessero notare tutti miei sproloqui.

Modificato: da jackjoliet
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Non c'è problema a inziare qualunque tipo di discussione filosofica purchè si rimanga in tema con il titolo della discussione stessa.

Qualche divagazione è comunque sempre tollerata, ci mancherebbe altro ma è sempre bene poi ritornare al tema giusto per dare un po' di ordine e aiutare chi legge a trovare le informazioni.

Suggerirei tuttavia di mantenere come sfondo il gioco d'azzardo e quindi, come suggeriva già theguru, di utilizzare la già presente sezione "Cultura e gioco d'azzardo".

Nel caso in cui il gioco d'azzardo non c'entri nulla allora di postarle nella sezione "off topic".

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Satori, come dovrebbe essere svolto questo addestramento mentale di cui parli? occorre uno studio specifico (testi letterari) o basterebbe dialogare spesso con qualcuno già "allenato"? esistono degli esercizi?

Lo spunto che hai dato secondo me è ottimo (in effetti non sono sicuro che tu volessi dare un spunto :ciao: ), mi riferisco alle difficoltà che troppo spesso incontriamo nel tentativo di spiegare idee e i pensieri ai nostri interlocutori.

Più volte ho sbattuto contro questo scoglio e ho visto la persona davanti a me capire (spesso in buona fede) l'esatto contrario di quanto io intendessi dire.

Non consideriamo poi quello che può succedere nei forum, dove in assenza di sussidi quali il timbro della voce, il linguaggio del corpo e il gesticolare, l'unico mezzo che abbiamo per comunicare è la parola scritta.

A me piacerebbe confrontarmi su questo campo, se non altro solo per rendermi conto di quanto io possa essere capace o meno, ad argomentare un discorso secondo i criteri di logica e dialettica.

Ovviamente sarei grato a tutti coloro i quali mi facessero notare tutti miei sproloqui.

Buon J-J,

le risposte alle tue domande hanno il torto di essere semplici; soprattutto quella alla domanda che risponde alla condizione primaria. Perché parlo di torto? Perché la natura umana è tale che, se una cosa non appare complessa, si è portati a sminuirne il valore. Un po’ come si è portati ad apprezzare maggiormente un prodotto sulla base del costo ( se costa poco “non può valere tanto” ). Se c’è tra gli iscritti chi conosce le regole di marketing sa perfettamente di che parlo.

Qual è, dunque, la prima di tutte le regole, quella che fonda tutte le altre, quella senza la quale tutto ciò che sarà costruito rovinerà nella sabbia? E’ l’attenzione!! Se davvero ti interessa fare qualcosa per la tua mente, se vuoi vedere cose che – pur avendole da sempre sotto il naso – non avevi mai viste e di cui non sospettavi neppure l’esistenza, devi porre questa questione come vitale. Per mostrarti che disciplina concreta sia la filosofia, ti propongo un esperimento. Ossia una prova che ti porterà alla conoscenza diretta, non mediata da astrazioni, di una verità che da ora in poi riterrai indubitabile. L’esperimento è diviso in due parti. Prima parte: chiuditi da qualche parte, siediti comodo, abbassa la luce, e prova a portare l’attenzione sul respiro; una cosa semplicissima ( ? ). Dovresti soltanto osservare, senza intervenire, ciò che sta accadendo. Il diaframma che si alza e si abbassa, il respiro che si fa via via più lento e profondo, il lieve sibilo dell’aria che entra ed esce dal naso. Facile, vero? Ma non appena comincerai a fare questo – e rigorosamente nella misura in cui ci riuscirai – ti accorgerai che nella tua mente si scatena un teatro. Pensieri su pensieri, che si avviluppano, si trasformano – più o meno coerentemente – gli uni in e dentro altri; frammenti di dialoghi recenti e lontani; l’assicurazione da pagare, quel minchione di Giacomino che ha fatto una battutaccia, il culo di Peppina che oggi ti è parso più rotondo del solito, la slot che ti ha tradito, un rumore che ti ricorda quella volta che con Aristide avete rubato la bici di Mario, un frammento di musica che ti porta a quella sera che… Ecc.. Nel frattempo, perso in questo spettacolo ( da alcuni definito “ il teatro interiore” ) il tuo proposito di portare e mantenere deliberatamente la tua attenzione su un processo elementare come il respiro è andato alla buonora. Perché è importantissimo rendersi conto di ciò? Lo è per capire che l'ente che definiamo la nostra mente è abitata da altri. Una turba di parassiti e di vampiri che fagocita la nostra attenzione, giocando dietro le quinte della nostra coscienza. Ma l’attenzione è proprio e precisamente quella facoltà che ci permettete di definire – ed in un certo senso “ritagliare” – gli oggetti del mondo; sia oggetti fisici che soprattutto mentali. Se la tua attenzione è pilotata da altri o da altro ( e ne hai avuto prova se hai fatto l’esperimento ), e se l’attenzione è ciò che ti fa stare “ lì dove sei” ( e non altrove) da sveglio, e non da sonnambulo, come puoi pretendere di capire ciò che occupa la mente di altri, se mentre le cose che passano per la tua ( mente) tu stai sognando? Questo esperimento serve anche – ma direi soprattutto – per farci rendere conto del fatto che, in realtà, il teatro interiore non ci lascia praticamente mai. Ed ora chiediti, se sei perso in uno spettacolo come puoi preservare le regole di coerenza di un discorso, visto che questo richiede proprio quell’attenzione che si è persa inebetita nello spettacolo.

Lo so, è una prospettiva molto inusuale: ma tu prova, e toccherai con mano.

Questa è la prima parte dell’esperimento. Più tardi, se proseguire ti interessa, ti proporrò la seconda; che secondo me è altrettanto scioccante.

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1)Io

2)circa 6-7

3)

4)yes

5)perché lo voglio io!

premetto che non ho mai voluto prendere il vizio perché mia madre, accanita fumatrice da un 50ennio, diventa una iena se ha SOLO 10 sigarette nel pacchetto...ed è una cosa che ho sempre detestato!

quindi se per un motivo o per l'altro non dovessi fumare anche x uno o più giorni non avrei problemi (ed è capitato)

la cosa che + mi secca è che fumo la prima sigaretta dopo pranzo...la seconda dopo cena...e poi mi metto davanti al pc e magari in mezz'ora ne fumo 5!!!

no...non va bene....e visto che IO devo sempre avere il controllo delle sigarette e non viceversa, che ho fatto? mi so presa la sigaretta elettronica :ciao: così non rinuncio al 'vizio' di boccheggiare davanti al pc ed in più mi tengo le mie 2/3 sigarette reali (che x ora mi vanno ancora)

comunque come dice mia madre: NON POSSO DIRTI DI NON FUMARE perché LO FACCIO ANCHE IO...MA SE NON LO FAI è MEGLIO!! :btc:

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Per Jolly28.

Io, invece, non sono stupito. Ero certo che avresti fatto una considerazione del genere. Non c'è stata alcuna mia bravura nel pronosticare, in questo caso; il contenuto della tua considerazione, infatti, esso era già presente ed evidente nel tuo post precedente. Il nesso che per te è indubitabile - e tale effettivamente risulta se si assume una certa prospettiva - è frutto della collocazione del fatto (qui in oggetto) in un'ottica ideologica. E non una qualsiasi ottica, ma in una definita e precisa. Questo ci porta pericolosamente prossimi a quel contenitore di ossessioni che è la politica vestita di panni sociologici ( ma anche svestita dagli stessi). D'altro canto, la politica non è altro che la trasformazione in prassi di assunti derivati dalla sociologia ( e prima ancora dalla filosofia). Ora, questa collocazione, almeno in assenza di una giustificazione motivata ed ancor meglio condivisa, pur essendo legittima ( ognuno può collocare qualsiasi cosa dove gli pare), è del tutto arbitraria. Dà infatti per scontato che quella precisa collocazione sia l’unica possibile; oppure, tra quelle possibili, sia la sola legittimata a fornire una completa e coertente spiegazione causale del fatto considerato. Se non sono stato chiaro, ma mi pare con buona approssimazione di esserlo stato, cercherò di esserlo ancora di più. Un certo evento umano x considerato da ( cito sociologi solo perché tu hai parlato di sociologia ) Max Weber, da Emile Durkeim, da Vilfredo Pareto, da un Marx, o magari da un Tocqueville, darà esiti interpretativi del tutto diversi. Pertanto, c’è da stupirsi del tuo stupore, giacché esso può nascere solo dall’assunto implicito che l’ottica dalla quale tu muovi e motivi la tua ( lo ripeto, santamente legittima ) considerazione debba per forza essere universalmente condivisa. Diversamente, non avresti dovuto stupirti del mio attribuire ai fenomeni sociali un valore – cosa evidente da quanto ho scritto – secondario e derivato. Non inesistente, anzi; tuttavia esistente solo in quanto anello di retroazione del dato primario che è la condizione umana in sé e per sé. Ridotta all’osso la questione è questa: è la società ( leggi, dialettica e dinamiche sociali ) che determina la condizione umana, o è l’esatto contrario? Per me la risposta è fulminea. Il primo caso è logicamente – ma non solo logicamente – assurdo. Il secondo è non solo plausibile, ma anche dimostrabile. Questo discorso, se l’idea della sezione “filosofica” - come pare - si realizzerà potrà da me essere sviluppato; ma – ed è una scelta che prego te e chiunque di rispettare – solo da un punto di vista filosofico; poichè il sottoscritto avrà una cura maniacale nel lasciare fuori la politica.

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Satori, come dovrebbe essere svolto questo addestramento mentale di cui parli? occorre uno studio specifico (testi letterari) o basterebbe dialogare spesso con qualcuno già "allenato"? esistono degli esercizi?

Lo spunto che hai dato secondo me è ottimo (in effetti non sono sicuro che tu volessi dare un spunto :ciao: ), mi riferisco alle difficoltà che troppo spesso incontriamo nel tentativo di spiegare idee e i pensieri ai nostri interlocutori.

Più volte ho sbattuto contro questo scoglio e ho visto la persona davanti a me capire (spesso in buona fede) l'esatto contrario di quanto io intendessi dire.

Non consideriamo poi quello che può succedere nei forum, dove in assenza di sussidi quali il timbro della voce, il linguaggio del corpo e il gesticolare, l'unico mezzo che abbiamo per comunicare è la parola scritta.

A me piacerebbe confrontarmi su questo campo, se non altro solo per rendermi conto di quanto io possa essere capace o meno, ad argomentare un discorso secondo i criteri di logica e dialettica.

Ovviamente sarei grato a tutti coloro i quali mi facessero notare tutti miei sproloqui.

( Addenda)

Per J-J,

vorrei aggiungere che quanto da te scritto circa la grande difficoltà della comunicazione internet (" Non consideriamo poi quello che può succedere nei forum, dove in assenza di sussidi quali il timbro della voce, il linguaggio del corpo e il gesticolare, l'unico mezzo che abbiamo per comunicare è la parola scritta…") è molto pertinente. C’è però da chiedersi perché ciò accade. Già per la sua stessa natura, la scrittura non può veicolare tutta quell’enorme quantità di informazione presente nel linguaggio corporeo e nelle modulazioni della sonorità vocale. Se a questo si aggiunge la mancanza di cura nel cercar di massimizzare le possibilità della scrittura, ecco perché a Tizio che parla di broccoli, risponde Caia lamentando la scarsa sensibilità di Tizio alle orchidee. Fosse solo per rispetto, dovremmo cercare di dare al nostro prossimo un “ buon prodotto”. Non mi riferisco alla correttezza grammaticale, che, alla fine è secondaria, ma almeno alla coerenza di significato. Ma, per partire da questo, occorre che coerenza e significato non siano considerati dei lussi.

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Per Jolly28.

Io, invece, non sono stupito. Ero certo che avresti fatto una considerazione del genere. Non c'è stata alcuna mia bravura nel pronosticare, in questo caso; il contenuto della tua considerazione, infatti, esso era già presente ed evidente nel tuo post precedente. Il nesso che per te è indubitabile - e tale effettivamente risulta se si assume una certa prospettiva - è frutto della collocazione del fatto (qui in oggetto) in un'ottica ideologica. E non una qualsiasi ottica, ma in una definita e precisa. Questo ci porta pericolosamente prossimi a quel contenitore di ossessioni che è la politica vestita di panni sociologici ( ma anche svestita dagli stessi). D'altro canto, la politica non è altro che la trasformazione in prassi di assunti derivati dalla sociologia ( e prima ancora dalla filosofia). Ora, questa collocazione, almeno in assenza di una giustificazione motivata ed ancor meglio condivisa, pur essendo legittima ( ognuno può collocare qualsiasi cosa dove gli pare), è del tutto arbitraria. Dà infatti per scontato che quella precisa collocazione sia l’unica possibile; oppure, tra quelle possibili, sia la sola legittimata a fornire una completa e coertente spiegazione causale del fatto considerato. Se non sono stato chiaro, ma mi pare con buona approssimazione di esserlo stato, cercherò di esserlo ancora di più. Un certo evento umano x considerato da ( cito sociologi solo perché tu hai parlato di sociologia ) Max Weber, da Emile Durkeim, da Vilfredo Pareto, da un Marx, o magari da un Tocqueville, darà esiti interpretativi del tutto diversi. Pertanto, c’è da stupirsi del tuo stupore, giacché esso può nascere solo dall’assunto implicito che l’ottica dalla quale tu muovi e motivi la tua ( lo ripeto, santamente legittima ) considerazione debba per forza essere universalmente condivisa. Diversamente, non avresti dovuto stupirti del mio attribuire ai fenomeni sociali un valore – cosa evidente da quanto ho scritto – secondario e derivato. Non inesistente, anzi; tuttavia esistente solo in quanto anello di retroazione del dato primario che è la condizione umana in sé e per sé. Ridotta all’osso la questione è questa: è la società ( leggi, dialettica e dinamiche sociali ) che determina la condizione umana, o è l’esatto contrario? Per me la risposta è fulminea. Il primo caso è logicamente – ma non solo logicamente – assurdo. Il secondo è non solo plausibile, ma anche dimostrabile. Questo discorso, se l’idea della sezione “filosofica” - come pare - si realizzerà potrà da me essere sviluppato; ma – ed è una scelta che prego te e chiunque di rispettare – solo da un punto di vista filosofico; poichè il sottoscritto avrà una cura maniacale nel lasciare fuori la politica.

scusa Satori, la qui presente Jolly non ti segue

perché mi hai risposto due volte?

e quest'ultima risposta è forse in relazione all'altro 3ead?

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".. scusa Satori, la qui presente Jolly non ti segue

perché mi hai risposto due volte?

e quest'ultima risposta è forse in relazione all'altro 3ead?"

Ti chiedo scusa io, due volte. La prima per essermi precedentemente rivolto a te al maschile; mentre mi accorgo adesso che sei di genere femminile. La seconda, per questo mezzo pasticcio d'aver postato qui, riferendomi ad un argomento iniziato in altro thread. A mia parziale discolpa, rilevo che avevo ti lasciato un massaggio per avvertirti di questo spostamento, nel thread di Sognatore; indicandotene anche la ragione.

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Tutto a posto, Satori, mi sono risintonizzata. :btc:

Allora conveniamo che qui è la sala fumatori/non fumatori, cvhe però andrebbe spostata dove ha indicato Gas, forse.

La filosofia magari la si apre in sezione Comunità e le riflessioni sul piccolo, credo stiano bene lì. :ciao:

Modificato: da Jolly28
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ma tu prova, e toccherai con mano.

Questa è la prima parte dell’esperimento. Più tardi, se proseguire ti interessa, ti proporrò la seconda; che secondo me è altrettanto scioccante.

Questo esperimento mi ricorda un po' la descrizione che la mia JJgirl mi faceva delle sue sedute di meditazione..

Ma adesso non vorrei confondere fischi per fiaschi.

La frenesia di questi giorni mi impedisce di affrontare la cosa con la dovuta serenità, gli unici momenti tranquilli per me arrivano solo a tarda sera quando la stanchezza e tanta che rischierei di addormentarmi senza neanchea accorgermi del mio teatro interiore (forse solo il culo di peppina..)

Quindi mi riprometto di provarci in un momento più idoneo e quindi ti chiederò di descrivermi, se lo vorrai, la seconda parte.

Grazie

:ciao:

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ma tu prova, e toccherai con mano.

Questa è la prima parte dell’esperimento. Più tardi, se proseguire ti interessa, ti proporrò la seconda; che secondo me è altrettanto scioccante.

Questo esperimento mi ricorda un po' la descrizione che la mia JJgirl mi faceva delle sue sedute di meditazione..

Ma adesso non vorrei confondere fischi per fiaschi.

La frenesia di questi giorni mi impedisce di affrontare la cosa con la dovuta serenità, gli unici momenti tranquilli per me arrivano solo a tarda sera quando la stanchezza e tanta che rischierei di addormentarmi senza neanchea accorgermi del mio teatro interiore (forse solo il culo di peppina..)

Quindi mi riprometto di provarci in un momento più idoneo e quindi ti chiederò di descrivermi, se lo vorrai, la seconda parte.

Grazie

:ciao:

Ciao J-J,

da quello che scrivi mi par di capire che la tua zita potrebbe aver praticato anapana-sati, che è un esercizio facente parte della disciplina buddista. Tuttavia, non si tratta di qualcosa di esclusivamente buddista; in una forma o nell’altra si trova in pressoché tutte le Tradizioni della Terra, e, in sé e per sé, si presta ai più svariati utilizzi. Si, può andare dalla pratiche spirituali, appunto, al moderno addestramento delle spie – finalizzato ad ingannare la cosiddetta “macchina della verità” -, ad esperimenti di neurofisiologia e di psicologia cognitiva, a sconsiderate e pericolose sperimentazioni personali. In quest’ultimo caso, la pericolosità dipende dalla mancanza di criteri orientativi ed di una guida.

Nel nostra caso, si tratta solo di una del tutto episodica applicazione di questa universale tecnica di “ingegneria mentale” finalizzata allo scopo minimale di mostrare - direttamente e senza intermediazioni verbali – lo stato di pietosa anarchia nella quale spende la propria vita la mente non disciplinata ( quel chiacchiericcio perpetuo nelle nostre teste, quegli ininterrotti dialoghi interiori che non ci lasciano un solo attimo, e dei quali non ci si accorge nemmeno, ecc..). Mi sono permesso di proporti questo esercizio solo perché – in riferimento alla richiesta da te fattami – era uno tra i modi più diretti per una verifica personale ed indubitabile. Allorquando troverai il tempo per un’esperienza diretta, capirai da solo perché una mente in quello stato può produrre risultati solo limitatissimi. Un po’ come se al volante di un’auto, sgomitassero per contendersi i comandi decine ( per essere ottimisti) di persone. Solo una volta capito davvero questo, direi nel concreto, può aver senso parlare di addestramento mentale; premettendo, per sgombrare il campo da equivoci, che non mi riferisco per nulla a speciali pratiche meditative.

Quanto alla – così chiamiamola – seconda parte, se appena ti fidi di me, non potresti apprezzarla se non dopo aver metabolizzato la prima. In effetti, questo secondo esperimento è molto più semplice del primo, ma proprio per questo rischia di perdere il suo potere rivelatore se non preceduto dal primo.

Fammi sapere.

Non c'è problema a inziare qualunque tipo di discussione filosofica purchè si rimanga in tema con il titolo della discussione stessa.

Qualche divagazione è comunque sempre tollerata, ci mancherebbe altro ma è sempre bene poi ritornare al tema giusto per dare un po' di ordine e aiutare chi legge a trovare le informazioni.

Suggerirei tuttavia di mantenere come sfondo il gioco d'azzardo e quindi, come suggeriva già theguru, di utilizzare la già presente sezione "Cultura e gioco d'azzardo".

Nel caso in cui il gioco d'azzardo non c'entri nulla allora di postarle nella sezione "off topic".

Vorrei ringraziare Gastardo per la sua disponibilità e apertura mentale.

Francamente, riconoscendo i miei angusti limiti organizzativi, suggerirei che qualcuno, fra quelli direttamente od indirettamente interessati alla sezione ( sempre che qualcuno ci sia, oltre a Jolly28 a J-J, a TheGuru ed a me ) se ne facesse carico. Oltre a questo, mi pare che sarebbe davvero opportuna la presenza di un moderatore ( mi si conceda il gioco di parole) particolarmente presente e moderante. Perché dico questo? Qui mi permetto di sottolineare che le idee sono solo strumenti, sono solo mezzo a fine. Purtroppo, l’essere umano ha una tendenza innata ad innamorarsene; capovolgendo così il normale rapporto tra queste ed il nostro intelletto. E, rendendosi in tal modo schiavo di esse, perverte la finalità e la dignità dell’intelletto. Questa perversione si chiama Ideologia.

E’ questo che dovrebbe servire l’opera di un moderatore presente e moderante; a ricordare – nel caso – che scopo della ricerca non è la difesa, come che sia, di un sistema di idee o di un punto di vista, ma la riconosciuta supremazia di ciò che Platone definì “ il Vero, il Bello, il Giusto”. Anche se questo dovesse richiederci, nel corso della ricerca di frantumare un sistema di idee o un punto di vista.

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Scusa Satori

forse ti è sfuggito, avevo proposto-imposto di tornare in topic

altrimenti rischio di interrompere la mia astinenza (da nicotina)

grazie

Continua a sfuggirmi quello che tu dici che mi è già sfuggito. Se non comprenderò cos'è, continuerà a sfuggirni ancora. Ho capito solo che questa sfuggenza ( o sfuggimento ) mette a repentaglio la tua astinenza ( da nicotina). Mi sento in colpa. Dimmi come rimediare.

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hahaha! bellissimo il gioco di parole :ciao:

comunque penso sia il caso a questo punto, di aprire un topic diverso e con un titolo specifico, dove continuare ad affrontare i temi di "logica" e "dialettica" ed eventualmente discutere dei nostri esperimenti di deprivazione sensoriale.

Lasciamo che in questo spazio resti la sigaretta come unica protagonista.

Modificato: da jackjoliet
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hahaha! bellissimo il gioco di parole B)

comunque penso sia il caso a questo punto, di aprire un topic diverso e con un titolo specifico, dove continuare ad affrontare i temi di "logica" e "dialettica" ed eventualmente discutere dei nostri esperimenti di deprivazione sensoriale.

Lasciamo che in questo spazio resti la sigaretta come unica protagonista.

Buon J-J,

l’esperimento da me suggeritoti, e la deprivazione sensoriale sono cose del tutto diverse. Nelle vasche di deprivazione - diversamente definite anche “camere di Lilly”, da John Lilly, che per primo mise a punto tali dispositivi ed effettuò esperimenti ( Lilly fu anche uno dei maggiori conoscitori di delfini, dei quali studiò il linguaggio) – accade l’esatto contrario di quanto nell’osservazione del respiro. Nel primo caso, cosa che si deduce anche dalla definizione stessa, il mezzo è fisico ( una vasca, o qualcosa di analogo), ed i canali sono, anche se in negativo, i sensi fisici. Nel secondo, il mezzo è quanto di più immateriale si possa concepire: l’attenzione; e l’ambiente, qualcosa di ancora più inafferrabile: la mente. Per tacere che la fenomenologia dei due casi ha pochi punti in comune. Salvo nel caso la deprivazione non sia usata da chi è già esperto di pratiche meditative. Ma questo ci porterebbe molto lontano.

Riferendomi ora ad un eventuale nuovo topic, mi pare sia ciò che ha suggerito Gastardo. Ieri ho proposto, per questo eventuale topic, la presenza di un moderatore che avesse sia interesse verso questi temi, sia, al contempo, una capacità di distacco tale da dirimere inevitabili ( perché inevitabili saranno) controversie; e, soprattutto, da stemperarne i toni prima che si sconfini nel tamarrume. Ci si sorprenderebbe nell’apprendere di eminenti e titolatissimi professoroni con gote infiammate, sguardo assassino, vene craniali gonfie come labbra di fatalissime, sciammannare come posseduti in dispute su temi non meno evanescenti di quelli sul sesso degli angeli. Fidati, J-J, un moderatore come quello da me descritto è indispensabile. Uno, insomma, capace di sussistere in stato-Valium, pur senza averne assunto. Poi c’è da sentire quanto in merito ha da dire l’ottima Jolly28; visto che ieri mi è sfuggita una cosa da lei detta, cosa che, sciaguratamente, persiste nello sfuggimento ( o sfuggitezza?)

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