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Satori

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Esistono delle direttive nelle redazioni giornalistiche, per trattare la spinosissima ( per quanto mi attiene fariseissima) questione del politicamente corretto. In America è accaduto questo: ad un certo punto quelli che una volta erano negri (siamo i Vatussi, siamo i Vatussi, altissimi negri…) sono stati promossi neri (come se non fosse l’identica cosa); ma poi ci si è accorti che non andava bene, giacché – nelle mente di questi mentecatti – rimaneva ancora una stigmate razziale basata sull’indicazione del colore. A qual punto, ci si è resi conto, però, che la medesima cosa accadeva coi “bianchi”, e allora, con una prodigiosa alzata d’ingegno, via pure i bianchi, che sono a forza diventati tutti “caucasici”; dunque qui tutti saremmo “caucasici”!! Ora, per quanto mi riguarda, questo “caucasico” se lo possono infilare dritto giù da quelle parti; per voi, amici decidete voi. Ma rimaneva in piedi la questione del “nero”; bene, via il nero, pussa via l’orrendo e razzista nero; al suo posto il soave “afroamericano”. Vabbè, uno dice, ci resta sempre il vaffa. Macché! Infatti, giacché alla cretineria non c’è limite; questi ossessi della correttezza politica si sono accorti che non si sapeva come chiamare gli ex negri, poi, neri africani. Continuare a chiamarli “neri” avrebbe fatto tornare l’ombra cupa del razzismo; giacché li avrebbe discriminati dai cugini americani, che si erano beccati un bel “afroamericani". E allora? E allora, cari amici, con un soprassalto di idiozia metafisica, si è stabilito che anche gli ex negri e poi neri africani, fossero promossi tutti “afroamericani”.

Sapete cosa vi dico? Non esiste razzista più ottuso e pericoloso di un antirazzista.

Ora non vedo cosa ci sia di sbagliato nell’informare l’’utenza che un dato reato è stato compiuto da un norvegese, da un maori, da un islandese, da un italiano, da un rumeno, o da un marziano, e anzi mi pare opportuno giusto e doveroso. E poi, per dirla tutta, e premettendo (non si sa mai) che considero i razzisti degli idioti, non vedo perché debba essere proibito per legge dichiararsi razzisti. Sarebbe come proibire per legge la stupidità. Oltre a questo, non è possibile in una democrazia sanzionare i reati di opinione. D’altro canto, i razzisti, se lasciati allo stato brado, possono diventare pericolosi. Questa questione è stata affrontata e risolta in modo ottimale negli USA, dove è impensabile sanzionare i reati di opinione. Se qualcuno è curioso, esporrò come.

Modificato: da Satori
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Io sarei curioso.

Per la notizia in questione anche a me la cosa grave mi pare sia che una ragazza abbia subito una violenza, il luogo geografico in cui sono nati gli aggressori mi può interessare tanto quanto sapere quanto prendono di scarpe, e con questo non voglio dire che dare l'informazione sulla razza sia uno sbaglio, semplicemente è poco rilevante.

Mi viene in mente il caso Marrazzo, un uomo che ad un certo punto della sua vita ha pensato bene di tradire moglie e figli, quindi la propria famiglia cioè uno tra i più importanti Valori che possediamo (un fatto per me gravissimo) e la stampa si è concentrata solo nel dire che quel gesto era stato consumato con un trans (un fatto esclusivamente di gossip).

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esiste una precisa tabella di distinzione delle razze. i termini "negri" e "caucasici" non se li sono inventati nè sono di moda, semplicemente sono termini usati per la classificazione delle razze. sono termini tecnici. sono già stato ripreso una volta da Gastardo per aver usato il termine "negra" nei confronti di una tennista e preferisco non tornare sull'argomento.

sono d'accordo sul fatto che rivelare la nazionalità non è necessario, ma a mio modo di vedere non è neanche corretto. secondo me i titoli devono riportare il fatto, la notizia... senza enfatizzare i particolari.

notizie come "due romeni violentano una ragazza" o "prete cattolico si fotte i ragazzini" nel giornalismo si possono evitare. si fa in fretta ad avviare una vera propria "caccia alle streghe" pur sapendo, magari, che la maggior parte degli stupri avviene da parte di romeni e la maggior parte delle molestie nei confronti di minorenni avviene da parte dei preti.

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per quanto riguarda gli americani, menzionati ad Satori... che si può dire di gente che indica comunemente le ragazze con il termine "chik" che deriva dal messicano "chica" che vuol dire "figa"? il massimo dell'eleganza.

e noi non siamo da meno: molte volte in tv o sui giornali mi è capitato di leggere "una sola" per indicare una fregatura... termine che deriva dall'americano "asshole" (letteralmente "buco del culo") usato dagli statunitensi più beceri (non certo dai giornalisti).

il mondo (tutto e non solo l'Italia) evolve il proprio linguaggio in relazione ad usi e costumi. è vero che una volta si prestava molta più attenzione alla "purezza della lingua" ma è altresì vero che una volta le donne non apparivano in tv mezze nude e le persone non si azzuffavano nei reality o nelle gare tra opinionisti di turno. il linguaggio forse è ancora il male minore, ma va comunque riconosciuto e ci si deve adattare. quindi occhio a non chiamare un americano "sir" o usare con un francese la parola "con" o chiedere ad un cameriere francese "the bill" per indicare il conto... si può anche andare incontro a spiacevoli sorprese. la lingua è importante ma anche l'adattamento lo è, in fondo.

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Avanza la notte, e qui, per il momento, mi limito a questo; titolo di giornale:

esponente maschile della specie umana violenta una con-specie di genere femminile!

A me pare una cosa da incubo.

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Bene, é una nuova giornata.

Appare ovvio che non tutti gli elementi costitutivi di una comunicazione abbiamo la medesima rilevanza; la capienza complessiva del prodotto finale dipende in modo primario da fattori contingenti. Se ho poco spazio, gli elementi di informazione saranno minori, se ne ho di più saranno maggiori. Ovvio, no! Se ho un solo fiato, dirò ragazza violentata; se ne ho due, dirò oggi a Perepepè é stata violentata una ragazza; se ne ho tre, dirò oggi a Perepepè é stata violentata una ragazza, che, soccorsa, é stata ricoverata all'ospedale San Pasquale; se ne ho quattro o cinque, magari, potrò aggiungere che il violentatore era un alieno, o un vecchio colto da un raptus, o un canadese, ecc.. A questo punto, pur avendo spazio, se non trasmetto una comunicazione completa (ripeto per pignoleria: completa relativamente allo spazio disponibile), allora é evidente che su di me agisce una forma di censura ideologica. Francamente, tutte le volte che vedo qualcuno stracciarsi le vesti allorché, in casi come quello di specie, viene dichiarata la provenienza del delinquente, vedo senza dubbio in azione una motivazione ideologica. L'obiettivo primario dell'azione ideologica é il controllo del linguaggio; giacché attraverso esso si arriva prossimi al controllo completo del comportamento. Ed é quello che si prefiggono le ideologie, per natura massificanti. Va da sé, che il censore (colui che si straccia le vesti se viene dichiarata la provenienza del delinquente, o cose simili) non ha la più pallida idea di agire come ripetitore di un'influeza ideologica cui obbedisce in stato quasi ipnoide; al contrario, pensa sinceramente essere un cittadino "particolarmente aperto al sociale, e consapevole, molto più del rozzo, umorale, e irriflessivo uomo medio, della complessità delle tematiche ecc.. bla-bla, ecc.. bla-bla".

Ora tutto questo zelo e ardore quasi religioso nello spaccare fino ai minimi termini le parole, e il loro preciso ordine di presenza e disposizione nella parlata pubblica e in quella comune (cosa mai accaduta prima nella storia umana), non puzza solo a coloro, che - lo dico senza girarci attorno - si sono fatti ammaliare dai canti delle sirene e dei tritoni della neolingua e del politicamente corretto. In effetti con costoro non posso prendermela più di tanto; e la sola cosa che mi rimane da fare, e di cercare di strattonarli, e trovare la via per far arrivare loro un sonoro "svegliati!!". Figurarsi! Il dormiente ti risponderà, piuttosto risentito, "svegliati tu, piuttosto!"; e questo porta tutto il discorso vicino al capolinea. Vero é che questa gente a un certo punto - quando il condizionamento ha eaurito il suo scopo - si sveglia; ma sempre fuori tempo massimo (vedi la "grande delusione" dell''89); ed é già pronta per un'altra bella dormita..

Alcune domande:

da quale fonte discende il diritto e l'autorità con cui le centrali polcorr pretendono di ri-educare il linguaggio delle persone?

Chi ha dato loro questo mandato?

Perché chi non si adegua, in molti casi, è perseguito anche nelle sedi giudiziarie?

Perché devo rischiare la galera (in un Paese dove molti stupratori, l'ultimo caso giorni fa, vengono immediatamente rimessi in circolazione) se solo uso un termine che mio padre e i miei avi hanno usato per tutta la loro vita?

Perchè certe categorie* possono tranquillamente usare termini proibiti, ed io non posso farlo?

Perchè, infine e soprattutto, c'è chi - sotto minaccia - mi deve insegnare come parlare?

Grazie dell'attenzione.

* (Negli Usa, é prassi generale, all''interno delle comunità "afroamericane" chiamarsi l'un l'altro "nigger", ossia, "negro")

Modificato: da Satori
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Mi scosto un attimo....

Pure io è da ormai un bel po' che non guardo la tivù, anche per motivi di logistica.L'altra sera un giornalista de LA7 esordisce con una notizia riguardo alla situazione siriana e parte dicendo "Fonti non verificate parlerebbero di una fxga del presidente Hassad...." , scambiando la u per la i.Lui fa finta di nulla e neanche si scusa, ma dice con nonchalance "quella è un'altra cosa".Parte il servizio sulla Siria e non so che avrei fatto io al suo posto durante. Si torna in studio e il conduttore passa alle Pussy Riot....pareva camminasse sul ghiaccio...era attentissimo ad ogni parola, così attento che ogni 3 per 2 partiva un' incertezza su qualche vocabolo.

Non è un neologismo, direi che è un paleologismo. :ris: :ris: :ris:

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Mah da quello che ho trovato, pare un inutile francesismo, deriva da "biffer", cancellare ed è(era) usato in tipografia per invalidare una matrice di stampa già usata (appunto apponendovi sopra una o più croci)

In realtà porre una crocetta sulla check box di una voce del modulo non vuol dire cancellarla, casomai l'opposto.

Senza contare che in italiano biffare ha un altro significato.

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Confesso di non aver mai avuto notizia di questa voce; e mi pare un ulteriore ed ennesimo segno della deliberata volontà del burocrate di creare nicchie linguistiche artificiali.

A me pare che il termine corretto per definire l'operazione di porre una crocetta in un piccolo riquadro sia, "marcare" (ma anche contrassegnare); parimenti buono, ma leggermente più generico, il semplice "segnare".

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Mi consigliate un prodotto per abradere leggermente la carrozzeria dell'auto? :)

Tutto dipende dalla pazienza e dalla determinazione.

Nell'ordine:

1, lingua,

2, carta vetrata,

3, fresa,

4, mazza ferrata,

5, uranio impoverito

6, meteoriti.

:fatto:

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Per adesso mi sono procurato un vasetto di pasta per abradere che applicherò utilizzando brandelli ricavati dalle mie vecchie mutande (non scrivo culotte perchè è un inutile francesismo :D)

Se la mutanda sarà blanda (cosa molto probabile) ricorrerò al punto 2 citato.

Ma... altro dubbio mi assale:

se dico al commesso "mi dia un paio di mutande"

quante me ne dà? una o due? :unsure:

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a... altro dubbio mi assale:

se dico al commesso "mi dia un paio di mutande"

quante me ne dà? una o due?

Mi pare sia una di quelle regole che hanno assunto dignità grammaticale a seguito dell'uso. Questa regola riguarda, ne sono quasi certo, tutti i sostantivi che designano oggetti che presentano la caratteristica distintiva in forma duplicata e spesso simmetrica: mutande, forbici. occhiali, pantaloni, ecc... Col tempo, questa regola ha cominciato a patire delle eccezioni; e oggi é ammesso dire mutanda, pantalone, ecc... Il che, però, può generare confusione nel caso in cui la parola "paio" venga riferita all'oggetto come tale. Si chiede una paio di mutande seguendo la regola (quindi un oggetto), oppure un paio seguendo l'eccezione (e quindi due oggetti)?? Provate a far capire questa cosa ad un computer!!

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  • 1 month later...

Aggiornamento su neolingua:

due befane si presentano a Forum per una questione di pochi spiccioli; estratto di dialogo:

befana A " ... sì ma lei deve da dividee con me le trenta euro..."

befana B " ... a bella, te sei scordata delle quattrocento euro che nu m'ai manco fatto vedee?"

befana A "... una vorta staa qua me doveva da da' le cento euro de na cena c'avemo fatto ar gianacolo; manco e sordi daa machina..."

Ok, fossimo al cinema, dove ci siamo recati di nostra volontà, e pagato il biglietto, se questo è questo che ci piace, questo ci viene dato; ma in una tv a diffusione nazionale? In una trasmissione seguita da milioni di persone, dove viene permesso che la lingua nazionale venga calpestata in questo modo? Euro che diventa femminile, volta che diventa vorta, questa che diventa staa, macchina che perde una c, non mi hai che diventa nu m'ai,ecc..

Fossimo a teleciocaria, nulla di male, ma perché un valdostano un friulano o un siciliano devono subire cose del genere?

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Approfitto per chiedere ad amici romani e napoletani, per quale ragione se un torinese ( o un lombardo, o un sardo, o un siciliano) va in tv parla, o si sforza di parlare, in italiano? Un romano o un napoletano, neppure sotto tortura.

Modificato: da Satori
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E il bello è che questi personaggi percepiscono tantissime euro per dar luogo a queste "scenate"..

A proposito, ma tu che ci fai davanti a forum??

Già è vero che ci fà il "mitico " Satori davanti a forum? bella domanda jack vediamo cosa si inventa ehehheh

felicità

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